Firdusi – I re dell’antichità (La scoperta del fuoco)

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Kayumar fu il primo che sedette sul trono di Persia, e fu signore del mondo. Trasferì la sua dimora nelle montagne, e vestì se stesso e la sua gente di pelli di tigre, e da tutta la sua benevolenza derivarono l’allevamento e le arti dell’abbigliamento, fino ad allora sconosciuti. Uomini e animali da ogni parte della Terra venivano a rendergli omaggio e a ricevere le leggi dalle sue mani, e la sua gloria era come il Sole. Poi Ahriman il Maligno, quando vide come era accresciuto l’onore del re, divenne invidioso e tentò di usurpare il diadema del mondo.
Così ordinò a suo figlio, un potente Deev, di raccogliere un esercito per combattere contro Kayumar e il suo amatissimo figlio Saiamuk e distruggerli completamente.

Ora Serosch, l’angelo che difende gli uomini dalle insidie dei Deev, e che ogni notte vola sette volte intorno alla terra così da poter vegliare sopra i figli di Ormuzd, quando lo seppe apparve in forma di una fata e avvisò Kayumar. Così, quando Saiamuk si mise in viaggio a capo dei suoi guerrieri per incontrare l’esercito di Ahriman, sapeva che stava andando contro un Deev, e usò tutte le sue forze.
Ma il Deev era più potente di lui, e lo sconfisse schiacciandolo con le sue mani.

Quando Kayumar udì la notizia del lutto, fu prostrato a terra. Per un anno pianse senza interruzione, e il suo esercito pianse con lui; e persino gli animali selvaggi e gli uccelli dell’aria si unirono ai lamenti. E il dolore regnò sulla terra, e il mondo fu oscurato fino a che Serosch ordinò al re di alzare la testa e pensare alla vendetta.
E Kayumar obbedì, e comandò a Husheng, il figlio di Saiamuk «Prendi la guida dell’esercito, e marcia contro i Deev». E il re, a causa della sua età avanzata, andò nelle retrovie. Ora, nella schiera vi erano delle fate oltre a tigri, leoni, lupi, e altre creature feroci e quando il nero Deev udì il loro ruggito tremò di vero spavento.
Neppure lui in persona riuscì a resistere contro di loro e Husheng lo sbaragliò completamente. Poi, quando Kayumar vide che il suo amatissimo figlio era stato vendicato si sdraiò per morire, e il mondo venne privato di lui, e Husheng regnò al suo posto.

Ora Husheng era un uomo saggio e giusto, e i cieli ruotarono al di sopra del suo trono per quaranta anni. Diffuse la giustizia sulla terra, e grazie al suo regno il mondo fu migliore . Poiché lui per primo diede il fuoco agli uomini, e mostrò loro come ottenerlo dalla pietra; ed egli insegnò loro come potevano guidare i fiumi, in modo da poter irrigare la terra e renderla fertile; ed egli ordinò loro di coltivare e raccogliere. Ed egli divise gli animali e li accoppiò e diede loro i nomi. E quando passò ad una vita più luminosa lasciò al mondo un trono vuoto di potere. Ma Tahumers, suo figlio, non fu indegno di suo padre. Anche lui aprì gli occhi degli uomini, e loro impararono a filare e a tessere; ed egli regnò sopra la terra a lungo e con potenza. Ma anche di lui i Deev furono invidiosi e cercarono di distruggerlo. Eppure Tahumers li sconfisse e li gettò a terra. Poi alcuni implorarono pietà dalle sue mani, e giurarono che gli avrebbero mostrato un’arte se lui li avesse risparmiati, e Tahumers ascoltò la loro voce. E loro gli insegnarono l’arte di scrivere e così, dai malvagi Deev, venne un dono all’umanità.

Traduzione di Anna Ettore

Shah NAMA di Firdusi

Prima della conversione all’Islam, l’Iran ha per molti secoli seguito la dottrina di Zoroastro conosciuta anche come Zoroastrianismo o Mazdeismo, una delle religioni anticamente più diffuse in Asia.
L’Iran a quel tempo aveva una sua propria letteratura, in parte composta da opere dottrinarie e religiose, ma anche da scritti legati alla narrazione della storia del paese, dei suoi re e dei suoi combattenti.
La conquista arabo islamica, nel 636 d.C., segnò un profondo cambiamento nella spiritualità, nella lingua e anche nella scrittura di quei popoli che abbandonarono l’alfabeto Pahlavi per adottare quello arabo e dovettero aprire la propria lingua all’influenza dell’arabo che,  con i suoi numerosi prestiti lessicali, modificò il persiano.
Tra gli autori neo persiani, uno dei più amati e legati alla cultura tradizionale e al sentimento nazionale è Firdusi, Hakim Abol – Ghasem Ferdowsi Tusi, nato in un villaggio presso la città di Tus, nella regione iraniana del Khorasan nel 935 d.C.
Le notizie sulla sua vita sono frammentarie. Egli era un “dehqan”, cioè un possidente terriero della piccola nobiltà contadina iraniana, una classe sociale che conservava gelosamente la memoria delle antiche leggende del proprio popolo.
Fu autore dello Shahnama, o “Libro dei Re”, l’epopea nazionale dei re di Persia.
L’opera costituisce una ricostruzione, in metrica e versi rimati, della storia dell’Impero persiano dalla creazione del mondo fino alla conquista araba.
Firdusi cominciò a scrivere l’opera verso la metà della sua vita e l’intera stesura gli richiese circa 35 anni di lavoro, anche se non se ne occupò in modo continuativo e la scrittura dei vari episodi non seguì un ordine cronologico.
Il materiale da cui attinse era di origine antica, in gran parte tramandato dai dehqan che da secoli custodivano questo sapere legato alla cultura tradizionale. I racconti non furono un’invenzione di Firdusi ma vennero da lui rielaborati sulla base delle tradizioni locali alle quali aggiunse discorsi e lettere dei personaggi principali da lui ideati.
L’epica inizia con il racconto della creazione del mondo e della civiltà. Segue una lunga successione di storie riguardanti la vita di re, eroi, principesse e di lotte dinastiche fino all’arrivo di Zoroastro e della sua nuova religione. Alla fine viene narrata la caduta dell’Impero Persiano sconfitto dagli invasori arabi.
L’opera non può essere considerata come un fedele resoconto della storia iraniana dato che gli episodi non sono stati elaborati secondo un rigido ordine cronologico. L’inizio è posto prima della creazione del mondo e vi sono descritte le vite di Shah che hanno regnato durante l’era dei miti e delle leggende. In ogni modo il suo pubblico gli ha riconosciuto un ruolo di documento storico con lo stesso valore che, nella cultura occidentale, potrebbe essere attribuito a un’opera che fosse una mescolanza della Genesi, dell’Odissea e  dell’opera di Shakespeare. Vi sono infatti contenuti contemporaneamente il dramma, la tragedia e  la commedia.
Anche se l’obiettivo principale del poeta, dotato di grande capacità espressiva lirico-drammatica, è raccontare la storia della propria patria, nell’insieme la summa del valore artistico dell’opera supera le sue intenzioni. Lo Shahname costituisce infatti un’opera epica piena di spontaneità non formale e di episodi avventurosi o lirici il cui tema unificante è in qualche modo il destino avverso, la malevolenza dell’universo ma anche la fede in un Creatore benevolo, la forza di volontà dell’uomo e le sue buone azioni.
Con grande profondità vengono dipinti personaggi dalla personalità articolata e complessa, caratterizzati da luci e ombre..
Firdusi narra di Kayumar, il primo uomo mitologico,  un Adamo dell’antica cultura iraniana che nello Shahname appare come primo re del mondo; di Jamsheed che è l’iniziatore del Capodanno e l’organizzatore della società in classi; del meraviglioso uccello Simurgh e dell’incessante lotta tra il bene e il male.
Il più famoso dei suoi personaggi rimane Rostam, il campione dei campioni della mitologia iraniana, un cavaliere leale, senza paura e dalla volontà d’acciaio, interprete di numerose avventure.
Nella sua opera, Firdusi mostra genuina compassione e pietà per i poveri e le vittime dell’ingiustizia, dimostrando marcato senso di giustizia sociale e altruismo. Allo stesso tempo si coglie il suo conservatorismo sociale quando parla di diritto di legittimazione, e di timore per l’anarchia o l’eresia.
Dopo più di trent’anni di lavoro, Firdusi presenta la propria opera al sultano, Mahmud di Ghazni. Rendendosi conto solo tardivamente del suo vero valore, questi non manifesta un grande interesse verso l’opera di cui non é protagonista,  e compensa l’autore con una somma in denaro molto inferiore a quella originariamente pattuita.
Adirato e affranto, Firdusi morirà in estrema povertà, lasciando però in eredità al mondo e al popolo iraniano un capolavoro che ha permesso di mantenere e tramandare al futuro la lingua e la cultura persiana.
Attraverso l’abile penna di Firdusi impariamo a scoprire un mondo mitico e storico, in parte ormai scomparso  già ai tempi dello scrittore che, con i suoi paradossi, le grandezze e le miserie umane conferma il valore universale e l’intensità dell’arte, indifferente al passare del tempo.

Su Wikipedia inglese si trova questa versione: Hakim Abu ʾl-Qasim Ferdowsi Tusi
http://en.wikipedia.org/wiki/Ferdowsi



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