La vita davanti a sé di Romain Gary, pubblicato sotto lo pseudonimo di Émile Ajar nel 1975, è la storia del legame profondo tra un bambino arabo di nome Mohammed, detto Momò, e Madame Rose, anziana donna ebrea sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz, che gestisce una pensione per figli di prostitute in cambio di un piccolo compenso. A differenza degli altri bambini, Momò non riceve mai visita da parte dei suoi genitori e ignora in larga parte le proprie origini, il che lo porterà a instaurare un rapporto speciale con Madame Rose, che identifica come figura materna.
Il romanzo è ambientato nella periferia parigina, nel quartiere di Belleville, un ambiente fortemente multiculturale e popolato da una serie di personaggi stravaganti ed emarginati, come Madame Lola, travestito senegalese ed ex pugile, o il signor Hamil, d’origine algerina, che nutre una profonda ammirazione per Victor Hugo e che sarà una figura di riferimento per Momò.
Questo quadro, in cui si mescolano ebrei, arabi e neri, permette di affrontare temi di grande attualità come i problemi dell’integrazione, il degrado delle periferie e il dialogo tra religioni e culture diverse. In anticipo sui tempi, viene affrontato anche il tema dell’eutanasia, attraverso la ferrea volontà di Madame Rose, che verrà colpita da una malattia degenerativa, di non prolungare più del necessario le proprie sofferenze.
Momò è la voce narrante dell’intera vicenda, alla quale il lettore si avvicina attraverso lo sguardo innocente ma allo stesso tempo schietto di un bambino costretto a crescere in fretta a causa delle condizioni difficili nelle quali vive. Suo tratto distintivo è la fervida immaginazione, che usa come via di fuga per sopportare la crudezza del reale: il suo migliore amico è un vecchio ombrello sul quale disegnerà un volto e al quale darà il nome di Arthur, che sarà per lui fonte di conforto nei momenti più difficili.
Gary non edulcora mai con la sua narrazione la vita nei quartieri periferici, ma al contrario ne mostra tutta la crudezza pur senza rinunciare all’ironia, che alleggerisce anche i momenti più cupi della storia.
Accolto favorevolmente dalla critica, che gli assegnerà il premio Goncourt per la seconda volta, La vita davanti a sé è un’opera toccante, intensa, ma anche in grado di strappare un sorriso nonostante la serietà dei temi trattati.