Mr. Robot: realtà, identità e sistema
La serie televisiva Mr. Robot[1] presenta allo spettatore un sistema che erode la realtà e l’identità. Con questo articolo voglio indagare il rapporto tra identità e consumo nel sistema capitalistico distopico proposto dalla serie e considerare la possibilità di uno svuotamento identitario connesso a questi elementi.
Identità individuale al tempo delle scelte prepagate
“Mr. Robot,” un thriller psicologico […], indaga alcuni dei maggiori problemi e timori odierni: Attacchi informatici. Crescente disparità nel reddito. Salute mentale e ribellione giovanile.[2]
Alle tematiche individuate da Alan Eyerly del Los Angeles Times sembra opportuno aggiungere la minaccia all’identità individuale provocata dall’illusione della scelta data dall’abitudine al consumo. Prima, tuttavia, è interessante osservare brevemente il protagonista della serie.
Elliott[3] è un giovane e abile programmatore che soffre di stati allucinatori e spende gran parte del suo tempo libero ad hackerare conoscenti e incastrare malviventi (durante il giorno lavora in un’azienda di protezione informatica).
Nei primi minuti della serie (eps1.0_hellofriend.mov) possiamo farci un’idea abbastanza chiara del personaggio. Innanzi tutto ci saluta (Hello friend), esprimendo una lieve preoccupazione per la sua salute mentale dal momento che sta parlando con un’entità inesistente (e mettendo in dubbio, allo stesso tempo, la realtà dello spettatore.
La serie inaugura così un dialogo intimo col pubblico, rendendolo complice e confidente del protagonista, e introduce il tema del reale/irreale che culminerà nel monologo della season finale).
In secondo luogo, Elliott ci rivela un’informazione top secret: c’è una cospirazione, un gruppo di uomini che governa il mondo (L’1% più ricco dell’1% più ricco che gioca a fare Dio senza permesso.[4]) e che ora lo sta seguendo.
Infine vediamo Elliot confrontare Rohit, proprietario di una catena di caffetterie che gestisce un traffico di materiale pedopornografico online. Elliot ha scoperto il suo traffico e vuole denunciarlo alla polizia, ma anziché gestire tutto dal computer, come farebbe abitualmente, incontra Rohit di persona.
Questi pensa che Elliot lo voglia ricattare, si arrabbia, si spaventa mentre Elliot porta avanti un dialogo che ci fornisce delle informazioni importanti: suo padre è morto di leucemia a causa delle radiazioni nell’azienda in cui lavorava, ma non è stato possibile provarlo. Il padre è morto, l’azienda invece sta bene.
Quando arriva la polizia Elliot esce dal locale dicendo: E’ qui che ti sbagli, Rohit.
Non me ne frega un cazzo dei soldi.[5]
In un sistema come quello presentato in Mr. Robot, una distopia tutto sommato non troppo distante dalla realtà attuale, in cui il denaro e il debito fanno da collante a una società che affronta una crisi di valore, un’affermazione quale Non me ne frega un cazzo dei soldi assume un tono rivoluzionario.
Tornando a identità e consumo, nel secondo episodio (eps1.1_ones-and-zer0es.mpeg), durante una seduta dalla psicologa, Elliot chiarisce il suo punto di vista:
Come sappiamo di poter scegliere? Di non star semplicemente facendo il meglio di quello che ci si presenta davanti e basta? Provando sempre a scegliere tra due opzioni.
Come i due dipinti in sala d’attesa. Oppure… Coca-cola e Pepsi. McDonald’s o Burger King? Hyundai o Honda? E’ tutta una massa indistinta, vero? Solo un po’ sfocata.
E’ l’illusione della scelta. […] Alla fine, non sono la stessa cosa? No, le nostre scelte vengono prepagate per noi con largo anticipo.[6]
Ci troviamo di fronte a un’opposizione valoriale che coinvolge l’identità e la sua assenza (un’identità falsa di consumo) accerchiando l’individuo con scelte fittizie attraverso le quali il sistema pretende che costruisca la propria immagine, la propria soggettività.
In Consumo, dunque sono, Bauman sostiene che “La ‘soggettività’ dei consumatori è costituita da scelte di acquisto […] e la sua descrizione assume la forma della lista della spesa.
Quella che si ritiene sia la materializzazione della verità interiore dell’io è in effetti una idealizzazione delle tracce materiali – reificate – delle scelte del consumatore”(Bauman, Z. 2007, p. 15).
Il consumo e le sue scelte erodono la verità interiore dell’individuo facendo slittare l’identità verso la sua assenza che ha la forma della lista della spesa (‘sono una persona che veste Calvin Klein, che guarda Netflix, che fa la spesa da Eataly’).
Questo tema, già affrontato sul grande schermo da Fight Club (Fincher, D. 1999, adattato per lo schermo dal romanzo di Chuck Palahniuk), è pressante nella società dei consumi in quanto coinvolge diffusamente la sfera personale.
Tyler Durden[7] e il narratore[8] (protagonista dal nome indefinito) affrontano l’argomento in un bar, poco dopo che l’appartamento del narratore è saltato in aria, poco prima di dare inizio al fight club.
Tyler Durden: Esatto! Siamo i sottoprodotti di uno stile di vita che ci ossessiona. Omicidi, crimini e povertà non mi spaventano. Mi spaventano le star sulle riviste, la Tv con 500 canali, il nome di qualcuno sulle mie mutande […]
Tyler Durden: Le cose che possiedi, alla fine ti possiedono.[9]
Non si tratta solo di avere un guardaroba o un atteggiamento adeguato al lavoro d’ufficio piuttosto che alla serata in centro città: le scelte prepagate della logica consumista s’infiltrano nel cuore dell’identità fino a diventare totalitarie.
Scrive Marcuse in L’uomo a una dimensione:
In questa società l’apparato produttivo tende a diventare totalitario nella misura in cui determina non soltanto le occupazioni, le abilità e gli atteggiamenti socialmente richiesti, ma anche i bisogni e le aspirazioni individuali (Marcuse, R. 1964, p. 9).
Le ‘scelte prepagate’ offrono all’individuo-consumatore un’illusione di identità, derivante da scelte d’acquisto, che rischia di sostituire un’identità reale sempre più sbiadita e complessa da comunicare.
Ciò che il soggetto decide di indossare, mangiare, in generale consumare, non si ferma alla superficie ma va a influenzare i suoi desideri e a modificare le sue necessità obbligandolo a spendere tempo ed energie per pianificare ed effettuare acquisti mai sufficienti o definitivi.
“Nella maggior parte delle descrizioni”, dice Bauman, “il mondo formato è sostenuto dalla società dei consumi rimane nettamente diviso tra le cose da scegliere e coloro che le scelgono; tra le merci e i loro consumatori; tra cose da consumare e persone che le consumano. In realtà, la società dei consumi è ciò che è proprio perché non è fatta in quel modo: ciò che la distingue da altri tipi di società è proprio il fatto che le divisioni sopra indicate si confondono e, in ultima analisi, si annullano” (Bauman, Z. 2007, p. 12).
La domanda è: se il soggetto definito consumatore spende il suo tempo attivo a lavorare per guadagnare denaro che gli servirà per acquistare beni, se investe una percentuale più o meno consistente del proprio tempo libero a desiderare, pianificare ed effettuare acquisti, se fonda la propria comunicazione non verbale (la propria immagine) sugli acquisti effettuati, se dedica una parte della propria comunicazione verbale agli acquisti effettuati o da effettuare, quanto tempo ed energie rimangono per nutrire e comunicare un’identità che esuli dal consumo?
In quest’ottica non sembra eccessivo affermare con Bauman che nella società dei consumi si annulli la differenza tra cose da consumare e persone che le consumano.
Impotenza e solitudine nella società dei consumi
In una società nella quale si annulla la distanza tra merce e consumatore il protagonista della serie spicca per la sua diversità. Elliott è sinceramente disinteressato al denaro e ai beni di consumo, ma non solo: in una distopia nella quale perdiamo la nostra identità e con essa la capacità di comunicarla (e viceversa) a poter agire è un giovane intrappolato nel proprio mondo allucinatorio.
La malattia mentale diventa una via di fuga dal sistema: Elliott e la F. Society riescono nel loro intento non a dispetto delle allucinazioni del protagonista, ma grazie ad esse. L’alienazione è necessaria a vedere il sistema con chiarezza e a poter agire all’interno di esso. Scrive Marcuse:
“Il rifiuto intellettuale ed emotivo di ‘allinearsi’ sembra essere un segno di nevrosi e di impotenza” (Marcuse, R. 1964, p. 23) e “La solitudine, la condizione stessa che sosteneva l’individuo contro ed oltre la sua società, è divenuta tecnicamente impossibile” (Marcuse, R. 1964, p. 84).
Mr. Robot reinterpreta questi concetti operando un ribaltamento: è proprio la nevrosi ciò che consente il rifiuto di allinearsi, il sentimento d’impotenza del protagonista è ciò che permette di sganciarsi dalla logica di consumo e portare avanti un attacco al cuore finanziario del sistema. Il protagonista, inoltre, riconosce la propria solitudine, ne soffre ma sceglie di evitare normali comportamenti sociali come avere un profilo Facebook o partecipare a una festa di compleanno in un locale. Dice Elliott allo spettatore:
A volte sogno di salvare il mondo. Di salvare tutti dalla mano invisibile, quella che ci marchia con un tesserino da impiegati. Quella che ci obbliga a lavorare per loro… Quella che ci controlla ogni giorno, senza che ce ne rendiamo conto. Ma non ci riesco. Non sono così speciale. Sono soltanto anonimo. Sono soltanto solo. […] Detesto quando non riesco a trattenere la mia solitudine.[10]
Solitudine e impotenza caratterizzano la personalità del protagonista che riflette attivamente su entrambe. La solitudine approfondisce il tema dell’identità mentre l’impotenza apre la serie alle problematiche legate alla società dei consumi.
Attraverso Elliott la serie ci offre quindi uno sguardo mirato al particolare e uno all’universale mentre la trama unifica questi elementi e ci mostra come un personaggio solitario che soffre di stati allucinatori riesca a rapportarsi al sistema mettendo in crisi un enorme colosso finanziario.
Dice Rami Malek in un’intervista per The Wall Street Journal: “La serie affronta questi grandi temi sulla costruzione di chi siamo come individui e come ci uniamo in una società. Sicuramente esplora molte domande che la gente si pone in questo momento. Come la tecnologia stia intossicando le relazioni umane e quanto si possa andare lontano per cambiare la società in cui viviamo”.[11]
L’attualità della serie tv risiede nell’esasperare caratteristiche della società dei consumi e dell’individuo consumatore. Il personaggio protagonista fa leva sul desiderio e forse la necessità umana di differenziarsi e precisamente per la sua incapacità di comunicare se stesso può essere compreso e preso a modello dallo spettatore che trova in Elliott i suoi stessi crucci, le sue stesse disabilità comunicative.
Mr. Robot avrà anche trovato il bug della Evil Corp, ma non ha trovato il mio. E’ l’unico modo che ho per proteggermi. Nascondendo il mio codice sorgente. Isolandomi. Creando il mio labirinto freddo e perfetto dove nessuno può trovarmi.[12]
Il source code, o codice sorgente[13], è il cuore di un programma. Proponendosi di chiudersi in se stesso e mai mostrare il proprio codice sorgente Elliott cerca di proteggersi dalle interazioni umane che invece s’intrecceranno agli obbiettivi di Mr. Robot e della F. Society (un attacco informatico a un colosso finanziario allo scopo di annullare il debito) coinvolgendolo anche emotivamente, ma senza riuscire a guarire la sua solitudine o il senso di irrealtà nei confronti della società che diventano espliciti nel monologo finale di Mr. Robot:
Tutto questo ti sembra reale? Guardati intorno. Guardalo! Un mondo basato sull’illusione!
Emozioni sintetiche sotto forma di pillole, guerra psicologica sotto forma di pubblicità, sostanze chimiche che alterano la mente sotto forma di cibo, sottoposti a un lavaggio del cervello sotto forma di media, bolle controllate e isolate sotto forma di social network. Reale? Vuoi parlare di realtà?[14]
L’allucinazione (Mr. Robot) che giustifica se stessa agli occhi del protagonista in funzione dell’irrealtà del mondo circostante riassume i temi di questa serie: realtà, identità e sistema uniti dalla logica totalitaria imposta dal consumo.
“I modi di dominio pretecnologici sono essenzialmente differenti dai modi di dominio tecnologici” scrive Marcuse in L’uomo a una dimensione, “differenti come la schiavitù dal lavoro salariato, il paganesimo dalla cristianità, la città stato dalla nazione, la strage della popolazione di una città conquistata dai campi di concentramento nazisti.
Tuttavia, la storia è ancor sempre la storia del dominio, e la logica del pensiero rimane la logica del dominio (Marcuse, R. 1964, p. 147).”
Nella distopia di Mr. Robot si tratta di un dominio finanziario legato al debito, gestito da un piccolo gruppo di uomini che “gioca a Dio senza permesso.”
Il protagonista, braccato da una solitudine incolmabile, costruisce un’identità legata a finzioni allucinatorie con le quali riesce a comunicare, e che gli consentono di vincere il senso di impotenza nei confronti del sistema e agire attraverso Mr. Robot e la F. Society. Il sistema, vorace, attraverso le corporazioni schiaccia le aspirazioni individuali strozzandole col debito.
Questi temi (individuo e sistema, identità e comunicazione, solitudine e impotenza) centrali nella serie televisiva si riflettono nella società attuale e nell’individuo-spettatore cercando di mettere in discussione un modello stanco di consumo e consumatore.
Così, quando alla fine del primo episodio Mr. Robot si rivolge a Elliott per reclutarlo, si rivolge in parte anche allo spettatore, occhio invisibile al quale sono volti tutti gli sforzi dei personaggi:
Sei qui perché hai l’impressione che al mondo ci sia qualcosa che non va. Qualcosa che non riesci a spiegare. Sai che controlla te e tutte le persone a cui vuoi bene. Soldi. I soldi non sono più reali da quando abbiamo abbandonato il gold standard. Sono diventati virtuali. Sono software. Il sistema operativo del mondo.Ed Elliot, siamo sul punto di abbattere questa realtà virtuale.[15]
Bibliografia
- Bauman, Z. (2007): Consuming Life. Cambridge: Polity Press (trad. it. [2008]. Consumo dunque sono. Bari: Laterza).
- Eyerly, A. (2015): Wealth disparity, hackers and cyber threats in ‘Mr. Robot’. Los Angeles Times.
- Jurgensen, J. (2015): ‘Mr. Robot’ Star Rami Malek Dives Into a World of Paranoia, Addiction and Illusion. The Wall Street Journal.
- Marcuse, R. (1964): One-Dimensional Man. Boston: Beacon Press (trad. it. [1999]. L’uomo a una dimensione. Torino: Giulio Einaudi editore).
NOTE
[1] Di Sam Esmail, andata in onda inizialmente per USA Network il 24/06/2015.
[2] (Eyerly, A. (2015): Wealth disparity, hackers and cyber threats in ‘Mr. Robot’. Los Angeles Times) http://www.latimes.com/entertainment/tv/la-ca-st-tvpreview-robot-20150531-story.html
[3] Interpretato da Rami Malek.
[4] Episodio 1: eps1.0_hellofriend.mov [00:00:31,099 – 00:00:36,136]
[5] Episodio 1: eps1.0_hellofriend.mov [00:06:14,668 – 00:06:20,443]
[6] Episodio 2: eps1.1_ones-and-zer0es.mpeg [00:35:45,442 – 00:37:10,441]
[7] Interpretato da Brad Pitt.
[8] Interpretato da Edward Norton.
[9] Fight Club: [00:30:06,050 – 00:31:16,740]
[10] Episodio 1: eps1.0_hellofriend.mov [00:19:32,599 – 00:20:25,152]
[11] (Jurgensen, J. (2015): ‘Mr. Robot’ Star Rami Malek Dives Into a World of Paranoia, Addiction and Illusion. The Wall Street Journal http://blogs.wsj.com/speakeasy/2015/07/15/mr-robot-star-rami-malek-dives-into-a-world-of-paranoia-addiction-and-illusion/
[12] Episodio 3: eps1.2_d3bug.mkv [00:15:41,323 – 00:15:58,339]
[13] Codice sorgente, Enciclopedia Treccani [http://www.treccani.it/enciclopedia/codice-sorgente_(Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica)/]
[14] Episodio 10: eps1.9_zer0-day.avi [00:45:02,745 – 00:45:29,353]
[15] Episodio 1: eps1.0_hellofriend.mov [00:45:08,499 – 00:45:42,852]