Nell’universo Marvel, pochi personaggi incarnano la fusione tra avventura supereroistica, riflessione filosofica e visionarietà psichedelica come Adam Warlock. “Warlock. Il supereroe di domani” raccoglie l’intera saga di questo enigmatico eroe, un viaggio attraverso una storia che si trasforma in un crescendo che da fantascientifico si fa sempre più onirico e lisergico, fino all’apoteosi finale. Creato da Roy Thomas per i testi e Gil Kane per i disegni (ma derivato dall’enigmatico personaggio di “Lui” creato da Stan Lee e Jack Kirby), Warlock nasce come figura messianica, un salvatore cosmico il cui destino riflette le inquietudini degli anni Settanta; ma è con Jim Starlin, autore completo, che il personaggio raggiunge la sua maturità narrativa, trasformandosi in una figura tragica e tormentata, immersa in un cosmo denso di pericoli, illusioni e conflitti interiori.
Starlin porta la serie in una dimensione inedita, arricchendola di temi esistenziali e strutture narrative piuttosto ardite per l’universo superomistico della Marvel Comics, innovativo per l’epoca ma i genere molto più canonico. Il punto di svolta è l’introduzione del Magus, una versione futura e malvagia di Warlock stesso, che trasforma il viaggio dell’eroe in una lotta contro il proprio destino. La sua parabola si snoda tra il libero arbitrio e la predestinazione, tra il desiderio di autodeterminazione e l’angoscia di un fato che sembra scritto nelle stelle. Il conflitto con il Magus non è solo fisico, ma metafisico: Warlock non combatte soltanto contro un semplice villain, ma contro la possibilità di diventare egli stesso il mostro che teme.
La critica alle strutture religiose e autoritarie è un altro elemento cardine: la Chiesa Universale della Verità e la Matriarca rappresentano un sistema oppressivo e dogmatico, un riflesso delle istituzioni che soffocano il pensiero individuale. Warlock, con la sua spiritualità tormentata, diventa un eretico cosmico, un’anima errante che sfida le divinità e i culti del suo tempo. Questo aspetto, unito a una costruzione visiva profondamente influenzata dalla psichedelia e dalla sperimentazione, conferisce alla serie un’atmosfera unica, paragonalibile soltanto al ciclo dedicato da Starlin a un altro personaggio spaziale, Capitan Marvel.
Il viaggio di Warlock si intreccia con personaggi indimenticabili: Pip il Troll, Gamora e soprattutto Thanos. Il rapporto con il Titano Pazzo è uno degli aspetti più affascinanti della saga: nonostante sia un tiranno, Thanos assume il ruolo di alleato, di mentore e persino di catalizzatore degli eventi. Questa dinamica ambigua, lontana dagli schemi binari di bene e male, rende il loro legame uno dei più complessi dell’universo Marvel.
Il culmine della saga è uno dei momenti più intensi della storia del fumetto: per evitare di diventare il Magus, Warlock compie un atto radicale e struggente, rubando la propria anima con la Gemma dell’Anima. La sua morte, carica di poetica disperazione, segna una chiusura perfetta per il suo arco narrativo. Sebbene il personaggio sia stato poi riportato in vita in storie successive, nulla ha mai eguagliato la potenza emotiva e simbolica di questo sacrificio.
Warlock resta un eroe atipico e profondamente affascinante. Non è un paladino della giustizia, ma un viandante dell’infinito, un’anima inquieta che cerca risposte in un cosmo che gli offre solo enigmi e paradossi. La sua solitudine, il suo ruolo di outsider, la sua consapevolezza di essere sempre sull’orlo dell’abisso lo rendono diverso da tutto ciò che era stato creato fino a quel momento… e anche dopo.
A livello grafico, il ciclo di Jim Starlin è un’esperienza visiva che travolge il lettore, immergendolo in un universo di forme, colori e strutture che riflettono perfettamente la complessità potenziale dell’universo Marvel, che qui viene portata alla sua massima espressione. Starlin, oltre a essere uno sceneggiatore visionario, è un artista con un senso compositivo straordinario, capace di trasformare la pagina in un viaggio psichedelico ed epico al tempo stesso.
Fin dalle prime tavole si avverte un uso non convenzionale della griglia, con una costruzione delle pagine che si adatta al ritmo della storia: in momenti di tensione interiore, i pannelli si fanno più serrati, frammentati, quasi a riflettere la frenesia dei pensieri di Warlock; quando invece la trama si apre a orizzonti cosmici, le inquadrature si dilatano, lasciando spazio a splash page che danno respiro all’epicità degli eventi. Un senso del dinamismo amplificato da un uso intelligente della prospettiva: Starlin alterna primi piani intensi, spesso caratterizzati da espressioni cariche di angoscia esistenziale, a visioni grandangolari che proiettano i personaggi in paesaggi alieni e distese stellari dal forte impatto emotivo.
Ciò che colpisce maggiormente è la capacità di rendere visibile l’invisibile. Le battaglie di Warlock non sono mai semplici scontri fisici, ma veri e propri conflitti metafisici, e Starlin li rappresenta con un’estetica che richiama le visioni psichedeliche di Steve Ditko su Doctor Strange, portandole però a un livello superiore. Quando Warlock affronta il Magus, la distorsione della realtà è resa attraverso linee sinuose, geometrie impossibili e un uso dell’energia pura che diventa quasi un elemento grafico tangibile. L’effetto è quello di un’esperienza immersiva, in cui il lettore non si limita ad assistere alla battaglia, ma ne viene risucchiato.
Anche la caratterizzazione visiva dei personaggi contribuisce alla sensazione di un viaggio allucinato. Warlock stesso, con la sua pelle dorata e il suo mantello rosso, ha l’aspetto di un’entità ultraterrena, a metà tra una divinità e un condannato in cerca di redenzione. Il Magus, versione futura e corrotta dell’eroe, è la sua perfetta nemesi grafica: i capelli viola, il sorriso folle e la gestualità quasi teatrale lo rendono una figura di pura oppressione visiva. E poi c’è Thanos, la cui presenza è resa ancora più imponente dal modo in cui Starlin lo inquadra: mai statico, mai veramente in secondo piano, sempre avvolto da un’ombra minacciosa che ne amplifica la gravitas. Accanto a loro, Pip il Troll e Gamora spezzano la tensione con un design più caricaturale, che però non stride mai con l’insieme, anzi, accentua il contrasto tra l’assurdo e il tragico, tra il cosmico e l’umano.
L’uso del colore è un altro elemento fondamentale: pur lavorando con le limitazioni tipografiche dell’epoca, Starlin e i suoi coloristi riescono a ottenere un effetto quasi fluorescente, con esplosioni di tonalità che sembrano pulsare sulla pagina. Il cosmo di Warlock è dominato da sfumature acide, cieli violacei e bagliori irreali, che rendono ogni ambientazione qualcosa di più di un semplice sfondo: lo spazio diventa un’entità viva, un’eco visiva dell’instabilità psicologica e filosofica della storia. Le ombre, poi, giocano un ruolo essenziale nel creare un’atmosfera sospesa tra il mistico e l’inquietante, con contrasti netti che accentuano il senso di predestinazione che permea tutta la saga.
Ciò che rende davvero unico il ciclo di Warlock è proprio il modo di raccontare non solo con le parole, ma con le immagini stesse. Starlin non si limita a illustrare la storia, ma la scolpisce sulla pagina, traducendo concetti astratti come il destino, la follia, il libero arbitrio e l’annichilimento in forme tangibili. Ogni vignetta è studiata per amplificare l’impatto emotivo, e il risultato è un fumetto si vive, si sperimenta, si assorbe. È questo che rende la sua estetica così potente e immortale.
“Warlock. Il supereroe di domani” è un’opera imprescindibile per chiunque voglia esplorare il lato più profondo e sperimentale del fumetto Marvel. Un capolavoro che continua a influenzare l’universo Marvel e che lascia un’impronta indelebile nella mente di chiunque lo legga.