Sweet Tooth

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Sweet Tooth è il titolo della trasposizione televisiva, targata Netflix, dell’omonima storia a fumetti di Jeff Lemire, nonché il soprannome del suo giovane protagonista. Gus, questo il suo vero nome, non è però un bambino come tutti gli altri: a distinguerlo ci sono due orecchie pelose e un paio di piccole corna che lo rendono un ibrido metà umano e metà cervo, uno dei tanti che hanno incominciato a nascere subito dopo la diffusione di un misterioso virus mortale, che ha decimato la popolazione e gettato la società nel caos. Ma di questo mondo Gus conosce ben poco, avendo vissuto i primi dieci anni della propria vita isolato in un bosco con suo padre, per sfuggire ai pericolosi Ultimi Uomini, che danno la caccia agli ibridi per ucciderli o usarli come cavie, visto che sono ritenuti dai più la causa del virus, poiché immuni. Un evento drammatico costringerà però Gus a intraprendere una grande avventura: un viaggio alla scoperta del mondo esterno, ma anche alla ricerca di sua madre e delle proprie origini, che potrebbero essere legate al morbo più di quanto sembri.

Quella che si delinea sembra la classica serie distopica dalle atmosfere cupe e pesanti, ambientata in un mondo post-apocalittico distrutto da un virus, ma in realtà non potrebbe esserne più lontana: il punto di vista cardinale, quello infantile e pieno di meraviglia di un bambino buono e innocente, trasforma la storia in una fiaba per adulti che riesce a bilanciare la realtà violenta del mondo con la visione pura e ingenua di Gus. Appare evidente come la percezione, e il suo rapporto con la realtà, abbiano quindi un ruolo fondamentale: è infatti proprio la percezione soggettiva del dolce protagonista a plasmare la realtà e a far assumere a noi spettatori la sua prospettiva fanciullesca, insieme al suo modo semplicistico di vedere il mondo, nettamente diviso tra bene (rappresentato dalla natura benevola che ha creato gli ibridi per dare una possibilità all’uomo di sopravvivere) e male (identificato nei malvagi uomini che perseguitano gli ibridi per i loro scopi egoistici). Emerge qui l’intento più moralistico della storia, partendo dal chiaro messaggio ambientalista per promuovere la salvaguardia della natura dall’azione distruttiva dell’essere umano, per arrivare alla denuncia della paura e della discriminazione del diverso, prodotti di un sistema che influisce sull’identità individuale dettando le regole su ciò che è normale e portando a temere tutto ciò che invece ne è difforme.

Ma il vero punto di forza di questa serie è la duplicità, con il ribaltamento di prospettiva che ci offre: quella di Gus, infatti, non è l’unica storia che la voce del narratore ci racconta, ma altri due personaggi forniscono una diversa angolazione da cui guardare gli eventi. La prima è la storia di Aimée, una psicologa frustrata dal suo lavoro che, paradossalmente, trova con la pandemia una nuova libertà e un nuovo scopo: prendersi cura di una neonata ibrida, in uno zoo convertito a rifugio sicuro per tutti i suoi simili, dove accoglie chiunque di loro sia stato abbandonato, cacciato o sia scappato a causa della persecuzione. La seconda è quella del medico Aditya Singh e di sua moglie Rani, che vivono in una delle comunità isolate create dagli umani sopravvissuti, custodendo però un pericoloso segreto: Rani è infetta, ma riesce a tenerlo nascosto grazie a un antidoto temporaneo che il marito le somministra periodicamente, di nascosto dai vicini, permettendo loro di non essere bruciati vivi come succede a chiunque venga trovato infetto. Queste diverse prospettive, più mature, ci concedono di cambiare sguardo, allontanandoci dal mondo fanciullesco per entrare in quello più pragmatico degli adulti, dove gli ibridi costituiscono un sacrificio necessario per la sopravvivenza: viene mostrato così il rovescio della medaglia, in cui sono proprio la natura e gli ibridi a fare la parte dei cattivi, accusati di aver diffuso il virus come una sorta di vendetta nei confronti dell’essere umano; quasi che in atto ci fosse una guerra tra le forze primitive della natura da una parte e dall’altra l’essere umano con il suo smodato desiderio di progresso tecnologico, che mette in luce le ombre di una società moderna basata su questi assunti.

La verità su male e bene è destinata però a venire a galla, insieme con oscure e scomode verità sull’origine del virus, in un modo che spingerà tutti i personaggi, inevitabilmente, a incrociarsi e a scontrarsi. 

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