La storia di Alan La Bella e dei suoi figli – La Storia Segreta dei Mongoli

0
4426

La storia di Alan La Bella e dei suoi figli

Passarono gli anni e Dobun il Furbo morì. Dopo la sua morte, sebbene non avesse un marito,  Alan la Bella ebbe tre figli,  Buqu-Qatagi, Buqatu-Salǰi e Bodoncar il Semplicione.
I figli maggiori nati da Dobun, Belgünötai e Bügünotai, cominciarono a sospettare della loro madre, Alan la Bella: «Nostra  madre ha avuto altri tre figli, ma con lei non ci sono né fratelli né cugini di nostro padre, e nemmeno ha un marito. L’unico uomo che frequenta la nostra casa è il servo della tribù Maalig, i Ricconi. Quei tre figli devono essere sicuramente ». Alan venne a sapere di questi discorsi segreti.
Così’ in un giorno di primavera, mentre cucinava un montone allevato durante l’inverno, fece sedere fianco a fianco i suoi cinque figli, Belgünötai, Bügünotai, Buqu-Qatagi, Buqatu-Salǰi e Bodoncar il Semplicione, e diede ad ognuno di loro un fusto di freccia affinché lo spezzassero. Tutti riuscirono a romperle con facilità, così Alan no diede loro cinque legate insieme, pregandoli  di spezzarle. Tutti e cinque le impugnarono e le stritolarono con le mani, ma non furono in grado di romperle.

Allora Alan la Bella disse: «Voi due, Belgünötai e Bügünotai, siete figli miei ma mi condannavate dicendo tra di voi: Ha partorito questi tre figli, e chi è il loro padre? I vostri sospetti sono giustificati.
«Ma sappiate che ogni notte, attraverso il foro da cui esce il fumo della jurta, quando la luna era spenta, un uomo biondo aveva l’abitudine di entrare da me; mi accarezzava il ventre e la sua luce mi penetrava. Poi, quando la luna era tramontata e il sole non ancora sorto, si allontanava facendosi strada graffiando, come un cane giallo. Perché parlate di scempiaggini? Per coloro che comprendono queste cose, è chiaro che questi figli portano il segno di un sigillo che viene dal cielo. Come vi permettevate di  cianciare su di loro come fossero uguali ai semplici mortali? Quando diverranno re al di sopra dei re, e governeranno su tutti, soltanto in quel momento la gente semplice potrà comprendere!».
Poi Alan la Bella esortò i suoi figli: «Tutti e cinque siete nati da un unico corpo, il mio, e siete come  quelle cinque frecce. Se ognuno di voi agirà e si sforzerà soltanto per sé, verrete facilmente spezzati da chiunque, come è capitato alle cinque aste. Ma se invece sarete uniti e in accordo, come le frecce legate in un solo fascio, come potreste mai cadere in balia di qualcuno?».
Passarono ancora gli anni e Alan la Bella, la loro madre, morì.

Traduzione di Anna Ettore

 

La Storia Segreta dei Mongoli

La Storia Segreta dei Mongoli deriva da un poema anonimo risalente al 1240 circa, ossia qualche anno dopo la morte di Gengis Khan, e costituisce la più antica opera in lingua mongola giunta fino a noi. Fu detta “segreta” non tanto perché raccontasse di inenarrabili scandali o di misteri, ma poiché venne concepita per un pubblico interno, solo mongolo, e non come opera da rendere pubblica davanti agli stranieri. La causa di tanta discrezione si deve al fatto che la storia dell’Impero Mongolo di Gengis Khan non avrebbe avuto una tradizione nobile e raffinata quanto quella di altri imperi e civiltà dell’epoca, come ad esempio quello Persiano e quello Cinese, che potevano vantare una storia di civiltà e cultura già allora antica ed elaborata.
L’opera originale mongola andò perduta nel corso del tempo; ce ne sono pervenuti una traduzione cinese e una trascrizione del testo mongolo in ideogrammi cinesi, entrambi risalenti più o meno al 1370.
Dal punto di vista letterario la Storia Segreta è costituita da una narrazione in prosa intercalata da numerosi brani di canti epici ritmati. Questi brani costituiscono probabilmente il nucleo più antico, poiché sono di derivazione orale, e quasi sicuramente venivano cantati durante le celebrazioni e i raduni dei nomadi. È ipotizzabile che l’autore li conoscesse a memoria e gli fossero stati tramandati dai cantori del suo popolo. Le situazioni e i personaggi di cui narra l’opera erano a lui quasi contemporanei, ma la metrica, i vocaboli e gli artifici stilistici appartengono a una tradizione molto più antica.
In Asia Centrale accadeva di tutto: quell’immenso territorio era come un grande mare in movimento, e il suo orizzonte culturale era assai vasto e variegato. Bisogna ricordare che quella zona era attraversata dalla Via (o meglio dalle Vie) della Seta e da numerose altre rotte commerciali. Il Buddismo si era esteso dall’India alla Cina e al Giappone, e aveva portato in quella direzione anche l’arte greco-romana (arte del Ghandara). Sulle stesse vie si era diffuso il Manicheismo, che era stato scacciato dall’Occidente; infatti nel 763 il sovrano degli Uiguri  (un’etnia turcofona islamica che vive nel nord-ovest della Cina) vi si era convertito e l’aveva resa religione di stato. Molto séguito ebbe anche il Cristianesimo Nestoriano, con diocesi che si estendevano in tutta l’Asia Centrale fino alla Cina; l’Islam si impiantò in Asia a partire dall’ottavo secolo, a scapito anche delle religioni sciamaniche primitive.
Ciò che oggi chiamiamo Mongolia è divenuto tale solo dal XI secolo d.C. Prima poteva essere definito solo come Turkestan, una terra dei Turchi, dato che uno dei grandi ceppi etnico-linguistici dell’Asia era quello di Unni, Turchi, Mongoli, Uiguri, Kirghisi etc. I Mongoli apparvero nella zona provenendo da Nord-Est, originati da un gruppo che aveva sede ai confini con la Manciuria e con la Siberia. Erano un popolo guerriero e approfittarono di un vuoto di potere per imporsi. Probabilmente la loro migrazione si sarebbe sovrapposta a quella di qualsiasi altro popolo che nel corso del tempo migrava all’interno delle sterminate pianure asiatiche, se non fosse che, al suo interno, nacque uno dei condottieri più famosi e potenti della storia: Temujin, più conosciuto, appunto, come Gengis Khan.
La Storia Segreta è prima di tutto una biografia di Temujin, e costituisce l’epica dell’eroe nazionale mongolo, oltre che essere una fonte indispensabile per la ricostruzione storica e antropologica della civiltà mongola, dall’epoca più arcaica fino, appunto, ai regni di Genghiz Khān e di Ögödei, suo terzo figlio, condottiero e anche lui Gran Khan dell’Impero Mongolo.

Gengis Khan, o più propriamente Činggis Qaγan o Čingis Qan, grazie alle proprie capacità tattiche e al genio militare, riuscì nell’impresa di unificare le varie tribù mongole dell’epoca e conquistò l’Asia Centrale, la Cina, la Russia e parte dell’Europa Orientale, creando un impero di breve durata ma vastissimo. Riorganizzò la politica e l’amministrazione dello stato, di cui Marco Polo ci fornisce un’accurata descrizione nel Milione, ma, alla sua morte, l’Impero venne diviso tra i suoi quattro figli.

Come narrato nella Storia Segreta, i primi anni della vita di Temujin furono durissimi, dato che rimase orfano di padre da bambino, venne scacciato dalla tribù e crebbe tra faide familiari e brutalità di ogni tipo, fino a che, a vent’anni, cominciò a riportare vittorie militari contro i propri nemici e, da quel momento, riuscì a rafforzare il proprio prestigio e a lanciarsi in campagne di conquista ben al di là della Mongolia.
Ai suoi contemporanei dovette apparire come un terribile flagello. Il sistema di conquista dei Mongoli prevedeva infatti che le città venissero incendiate, gli abitanti massacrati e i raccolti distrutti. Forse ciò era in parte dovuto all’istintiva crudeltà e durezza della vita che erano abituati a condurre, o a causa di una “visione politica” estremamente semplice, che li portava a cercare di estendere la steppa ovunque, dato che questo era l’habitat migliore per la loro sopravvivenza.
Gengis Khan, però, fece seguire alla conquista un periodo di pacificazione e di riorganizzazione. Nelle enormi distese conquistate fece sorgere uno stato in cui convissero pacificamente per più di cento anni nomadi, agricoltori e abitanti di città, in una mescolanza di popoli composta da mongoli, cinesi, persiani, russi e di religioni di cui facevano parte buddisti, musulmani, cristiani e sciamani delle steppe.
Fino alla metà del XIV secolo esisté una specie di unità transnazionale che collegava l’Europa all’Asia orientale, alla Persia e alla Siberia in un vantaggioso e florido scambio di merci, idee, arti e religioni.
Mai l’Oriente e l’Occidente furono così vicini, ben collegati e sicuri per i viaggiatori, anche grazie a un sistema di stazioni di posta ben organizzato; non per niente fu il tempo in cui Marco Polo attraversò più volte tutto il continente. Vanto dei Mongoli era che “una vergine sola potesse traversare i domini del Khan senza alcun pericolo”.
Con la decadenza dell’Impero Mongolo nazioni minori riapparvero a frantumare l’Asia e gli stati; le religioni divennero un ostacolo e, al giorno d’oggi, viaggiare sull’antica Via della Seta è più difficile di quanto non lo fosse a quei tempi.

Lascia un commento

Scrivi un commento
Per favore inserisci qui il tuo nome

inserisci CAPTCHA *