L’arte della scrittura: tra eccesso e mancanza di stile

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La letteratura è un vasto panorama in cui gli autori si cimentano nel dare vita a mondi immaginari, personaggi indimenticabili e trame avvincenti. Tuttavia, nel cercare di conquistare il cuore dei lettori, si trovano spesso a navigare tra l’eccesso di stile e la sua totale mancanza.
Due autori di best-seller, Alessandro Baricco e Wilbur Smith, incarnano gli estremi opposti dello spettro stilistico, evidenziando le sfide intrinseche nella ricerca dell’equilibrio tra forma e sostanza.

Alessandro Baricco è noto per il suo stile ricercato, intriso di metafore audaci e giochi linguistici. Tuttavia, il suo eccesso di stile si trasforma spesso e volentieri in un esibizionismo fine a se stesso, mettendo in secondo piano la trama e i personaggi. In opere come “Oceano Mare” o “Seta”, la bellezza delle parole sembra sovrastare la sostanza, al punto che viene da chiedersi se l’autore si sia perso nella sua stessa eloquenza. Sarei portato a rispondere positivamente.

Dall’altro lato c’è Wilbur Smith, autore di best-seller di genere avventuroso: la sua scrittura è spesso descritta come diretta e priva di fronzoli, ma in realtà è talmente priva di stile da risultare sciatta. La sua narrazione si concentra principalmente sugli eventi e sull’azione, lasciando poco spazio alla forma. Il che finisce per tradursi in una mancanza di profondità e complessità non solo nella scrittura, ma anche nello sviluppo della trama, spesso scontata come piace ai lettori che in un romanzo non vogliono troppe situazioni inattese, e nei personaggi, poco più che sagome di cartone su uno sfondo artefatto, il tutto mascherato da un esotismo di maniera ma molto ben documentato.

Tuttavia, entrambi gli autori hanno raggiunto un livello di successo straordinario. Questo solleva una domanda cruciale: i lettori si preoccupano veramente dell’eccesso o della mancanza di stile? La risposta sembra essere un netto no. Il fatto che Baricco e Smith siano entrambi autori di best-seller dimostra che i lettori hanno gusti e preferenze così variegati che è impossibile indicare una formula univoca per il successo.

La chiave, per un autore, sembra essere quella di trovare la propria voce senza preoccuparsi eccessivamente dei due estremi testé illustrati. Ogni autore dovrebbe essere libero di esplorare il proprio stile senza sentirsi vincolato dalle aspettative del pubblico. La diversità dei lettori è tale che c’è un pubblico per ogni tipo di scrittura, che sia ricca di stile o semplicemente funzionale.
In ultima analisi, gli scrittori dovrebbero abbracciare la loro unicità e scrivere con sincerità, sapendo che c’è spazio per tutte le voci.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022, insieme a Viviana E. Gabrini). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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