Razzismi elitari per vecchi snob

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Leggo sulla pagina di un’amica che negli USA alcune scuole hanno messo al bando l’Iliade e l’Odissea, ritenute “razziste”.
Gugolo: notizia del ’21 riportata da poche testate poco serie, tipo Il Giornale.
Spero sia una bufala.
Ma poi, di che cosa mi scandalizzo? In Italia non c’è forse un ostracismo non dichiarato verso le materie classiche e umanistiche?
Il latino è stato eliminato dalle scuole medie secoli fa, i licei classici sembrano riserve indiane e in un guizzo di ugualitarismo ogni scuola è diventata liceo.
Senza contare quelli che si mettono in posa da cultori della materia e non sanno che cosa siano un aoristo o un ottativo.
Eppure.
Eppure studiare greco e latino non è uno sfizio intellettualistico per sfaccendati.
E sono convinta che la maggior parte di quello che l’arte, il teatro, la letteratura e la poesia producono oggi, sotto sotto sia un déjà vu.
Siete fan del pulp di Tarantino e Kitano? Nessuno dei due potrà mai arrivare alle efferatezze della tragedia greca.
Adorate il fantasy? L’Odissea farà per voi.
Amate la fantascienza? Un certo Luciano, nella sua Storia Vera, ci racconta un viaggio sulla luna circa 1600 anni prima di Verne e 1200 prima dell’Ariosto. E anche Luciano, ammettiamolo, si era ispirato a un certo Antonio Diogene.
È già stato tutto scritto e detto?
Non lo so, ma l’idea che un patrimonio culturale così vasto, immenso, importante sia sconosciuto ai più, non mi rende felice.
Qualcuno ci ha fatto credere che fossero saperi elitari.
Niente di più falso.
Iliade e Odissea nascono come tradizione orale, tramandata dagli aedi per secoli in simposi e feste pubbliche.
Il teatro, inutile ricordarlo, era uno spettacolo di massa con precise funzioni educative e catartiche, aperto anche alle donne, ai bambini e agli schiavi.
Inizialmente gratuito, quando i costi di allestimento si fecero pesanti fu stabilito un costo d’ingresso, ma con un fondo speciale per i meno abbienti.
Davvero pensate ancora che la cultura classica sia una inutile roba elitaria per vecchi snob?

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Viviana E. Gabrini vive in Oltrepò Pavese. Atea, femminista, comunista e antifascista, agli esseri umani, mediamente, preferisce i gatti. Dopo un turpe passato come giornalista pubblicista e come blogger, dal 2015 collabora con Sdiario, il blog fondato dalla scrittrice Barbara Garlaschelli, e periodicamente imperversa su blog e riviste online. Priva di pudore, calca palcoscenici, piazze e marciapiedi come teatrante. Dal 2020 ha una rubrica fissa all'interno del podcast Lennycast. I suoi racconti sono sparpagliati in una decina di antologie. Con Prospero Editore ha pubblicato le raccolte di racconti "Peccato che sia un vizio" (2020), "Trenta racconti indecenti e una storia d'amore" (2021) e ha coideato e cocoordinato le antologie "Ci sedemmo dalla parte del torto" e "Niente per cui uccidere".

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