La poesia è una lingua che non consola: intervista a Fabrizio Bregoli

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La poesia di Fabrizio Bregoli è chirurgica: il verso lineare, limpido, arriva sottile nel suo dire mai retorico. In Notizie da Patmos (La Vita Felice, 2019) il poeta ci conduce in un regno fatto di esattezza, di geometrie. L’esattezza è ciò a cui Bregoli mira con la scrittura, lo dichiara nelle prime pagine: ha «sempre avuto il tarlo delle scienze esatte. Stechiometria, grammatica, calcolo differenziale, logica formale. E l’algebra. Soprattutto l’algebra.». Ma questo regno di precisione è anche pieno di emozioni in cui si scava nel grembo del padre e nella tana di famiglia. Regno in cui, in fondo, resta sempre la lingua a sollevare dall’imbroglio, dalla luce che non sempre illumina, a volte acceca. In questo regno, nell’esecuzione del silenzio così come Cage ha insegnato, si portano a galla le ragioni della parola: «Comprendi davvero d’essere lingua / quando il futuro diventa ipoteca, / passato da riscrivere, scandire / polso a polso la ruggine dei chiodi. // La poesia non cambia nulla / è il nulla che la cambia. La fa possibile». Il poeta apre al dialogo su più livelli, intimo -personale, universale, sacro… coinvolge il lettore, lo conduce a Patmos, l’isola greca in cui San Giovanni concepì l’Apocalisse. Qui nessuna rivelazione è data, solamente il viaggio si fa meta, proprio come l’amore.

Scrivere è un mestiere?
Credo che la scrittura sia e debba rimanere principalmente una passione dettata da una necessità interiore a esprimersi, soprattutto se parliamo di poesia. Questo non esclude che, per alcuni autori, capaci di affermarsi a livello editoriale, la scrittura possa diventare una professione: in questo caso è fondamentale per l’autore rimanere fedele alla sua poetica, senza lasciarsi condizionare dagli altri fattori esogeni.
Personalmente non ho mai tratto guadagni dalla scrittura e svolgo un lavoro che le è totalmente estraneo, frequento ambienti molto distanti dal mondo letterario e accademico, ho la vita di una persona comune, come tante: considero questo un vantaggio irrinunciabile, utile alla scrittura stessa.
La scrittura è invece un “mestiere” nel senso nobile del termine, se con questo termine si fa riferimento alla necessità, allo studio e all’esercizio ininterrotto per apprenderne gli strumenti e svilupparne le ragioni interiori, insomma al “lavoro di bottega” che vi è sotteso.

Perché la poesia?
Si scrive poesia per un un’unica ragione: perché si deve, perché non esiste alcuna alternativa a questo. Il bisogno di esprimersi in versi è una delle caratteristiche distintive della personalità: alcune persone lo sentono, altre gli sono indifferenti.
Credo che a spingere a scrivere versi ci sia la percezione di un dettaglio incongruo che mina la nostra esistenza e che ci porta a una visione non convenzionale del mondo, uno sguardo altro a cui si cerca di dare voce, servendosi della parola (per altri sono le immagini, i suoni) come mezzo di indagine e di scandaglio.

Un poeta può essere anche narratore? Non credi ci sia ancora pregiudizio in questo?
Le attitudini artistiche sono individuali: ci sono persone che non ne possiedono nessuna in senso stretto, altre che si cimentano in una o più di esse. Poesia e narrativa sono due forme di espressione artistica nettamente diverse anche se ricadono entrambe nell’ambito letterario: sono diverse per mezzi, finalità, forme. Esistono senz’altro persone in grado di praticare e raggiungere esiti importanti anche in più forme artistiche; essendo di per sé raro riuscirvi in una sola, lo è ancora di più farlo in più di una. La storia della letteratura ha interessanti eccezioni: penso a geni come Manzoni, Foscolo, Goethe, Pavese, Pasolini.
In generale non sono favorevole a creare steccati fra i generi, per cui è un bene che alcuni autori, sentendolo nelle loro corde, si cimentino in più campi letterari (poesia, romanzo, teatro, critica, saggio): credo sia in ogni caso una ricchezza.
Sul tema ho scritto una poesia, ancora inedita, di cui vi faccio dono:

LA TENTAZIONE DEL ROMANZO

Gli amici, almeno quelli un po’ più sani,
mi dicono di scrivere un romanzo,
più facile sedurre il grande pubblico
mettendo in naftalina la poesia
– la stessa che si guardano dal leggere,
troppo snob o out, per sua tara genetica.
Vuoi mettere invece un romanzo a modo,
lo sdipanarsi esatto della trama
per il bisogno innato dell’intreccio,
offrire a ognuno la sua narrazione?
E poi non ci hanno mai capito niente
di questi versi così ingarbugliati
più astrusi delle equazioni di Maxwell
riscritte col teorema del rotore,
non sanno proprio come digerirla
questa tendenza impropria per la sintesi,
per una lingua che non consola o educa
e che non sa sbiancare le coscienze
con qualche frase buona di maniera.
Poesia, la tua, fedele al suo dettato:
disincrostare a fondo. Ecco, più soda
caustica, che detersivo concentrato.

Chi è Fabrizio Bregoli?
Non c’è peggiore conoscitore di chi siamo di noi stessi. Ciascuno di noi è a se stesso un mistero, un nodo inestricabile di aspirazioni, comportamenti, contraddizioni.
D’altronde, per chi scrive, parlare di sé è la tentazione più facile; sappiamo tutti bene il naturale narcisismo insito nella scrittura: per questo occorre contenerlo, dominarlo per abbandonare la prospettiva egocentrica e egoriferita. Meglio parlare di sé il meno possibile; cercherò tuttavia di rispondere alla domanda.
Mi piace pensarmi una persona comune, alle prese con le sfide quotidiane della vita, con una grande curiosità verso la letteratura, la scienza e la tecnologia in particolare. Mi sono sempre diviso, come interessi culturali, su questi fronti, che mi hanno fatto intraprendere (o riprendere, sarebbe il caso di dire) il cammino della poesia come mezzo per conoscermi meglio ed entrare in condivisione con gli altri. L’obiettivo è appunto quello di capirsi di più, poter rispondere per approssimazioni successive, in modo sempre più preciso e convincente, proprio a questa domanda che mi poni: chi sono?
Per ora il risultato è stato quello di far nascere in me nuove domande, interrogativi, dubbi ai quali il linguaggio della poesia è il più idoneo a dare forma.

Consigliaci tre letture e una tua poesia da Notizie da Patmos.
Consiglio tre testi fondamentali nella mia formazione letteraria, che considero pietre miliari e capolavori nel loro genere, da leggere e rileggere; ve ne sarebbero molti altri, ma rispetto la consegna sul numero (tre):
Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese;
Cantos di Ezra Pound (con la tentazione di scrivere: “Tutto Pound”);
Seminario sulla gioventù di Aldo Busi.
Nel mio piccolo vi propongo questa poesia, senza titolo, tratta dal mio ultimo libro:

Non si scrive d’amore, caro Rilke.
Se ne può dire solo per pudore
la luce impenitente dello scandalo
l’arteria dove si frantuma il legno.

Eppure che cos’è questo tacerne
se non per negazione dirne, ammetterci
imperfetti, cercarci oltre l’assunto
dello sguardo, quel sottinteso sordo?

Ed anche qui
l’amore lo si è scritto, in privazione
ipotesi che non si dà una prova.
Il nostro, un dimostrarlo per assurdo.


Poesie scelte da Notizie da Patmos:
Li crederanno troppo brevi…
Vocabolario minimo
Regni
Isotopi
Heisenberg
Notizie da Patmos


Fabrizio Bregoli, nato nel bresciano, risiede da vent’anni in Brianza. Laureato con lode in Ingegneria Elettronica, lavora nel settore delle telecomunicazioni.
Ha pubblicato le raccolte di poesia: Il senso della neve (puntoacapo, 2016 – Premio Rodolfo Valentino), Zero al quoto (puntoacapo, 2018 – Premio Guido Gozzano), Notizie da Patmos (La Vita Felice, 2019 – Premio Città di Umbertide e Città di Chiaramonte Gulfi). Ha inoltre realizzato per i tipi di Pulcinoelefante il libriccino d’arte Grandi poeti (2012) e per la collana Fiori di Torchio la plaquette Onora il padre (Serégn de la memoria, 2019).
Sue opere sono incluse in Lezioni di Poesia (Arcipelago, 2015) a cura di Tomaso Kemeny, in iPoet Lunario in Versi 2018 (Lietocolle, 2018), in molte riviste letterarie, numerose antologie e blog di poesia. È fra gli autori aderenti e censiti sul sito Italian Poetry, nato per la diffusione della poesia italiana nel mondo.
Collabora come recensore con il sito “Larecherche.it”, con la pagina Facebook “Poeti Oggi” e fa parte della redazione di “Laboratori Poesia” per cui cura la rubrica “Poesia a confronto”.
Il sito dedicato alla sua poesia è: https://fabriziobregoli.com

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022, insieme a Viviana E. Gabrini). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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