Comincia tutto ripetendo un nome
da un buio prossimo, colpo di coda
di qualche creatura d’abisso. Dopo
è la stagione del balbettio – certe
muschiose lallazioni – infine frasi
fatte, proverbi storpiati, eserghi
o falsi. Rovine che non sorreggono.
Comprendi davvero d’essere lingua
quando il futuro diventa ipoteca,
passato da riscrivere, scandire
polso a polso la ruggine dei chiodi.
La poesia non cambia nulla
è il nulla che la cambia. La fa possibile.