Un film girato bene e sceneggiato meglio da un regista che è un autore in senso pieno, capace di maneggiare a dovere una trama romanzesca e tirare fuori 103’ di pellicola che ci catturano immergendoci nel racconto con tutte le emozioni che ne conseguono.
Thibaut è un grande direttore d’orchestra che deve curare una grave forma di leucemia; per far questo è alla ricerca del midollo osseo di un parente prossimo. Il musicista capisce di essere un figlio adottivo e scopre l’esistenza di Jimmy, fratello minore biologico, adottato da un’altra famiglia. Partendo da questo assunto il regista racconta l’amicizia adulta che nasce tra fratelli – con tutti i dissidi e le incomprensioni del caso – fino all’aiuto che Thibaut fornisce per salvare sia gli operai di una fabbrica in chiusura che la banda musicale del paese dove vive il fratello. L’amore per la musica unisce i fratelli, anche se il minore è un modesto suonatore di trombone e il più grande è un celebrato direttore d’orchestra. Inutile raccontare altro sulla trama, perché il film vive di colpi di scena e di situazioni che vanno scoperte con un minimo di suspense narrativa.
In Francia un successo al botteghino (due milioni e mezzo di spettatori!), è comprensibile perché è un film che parla al cuore, racconta sentimenti perduti e ritrovati, un dramma familiare vissuto con leggerezza: in una parola immerge nella vita di due persone, coinvolte nei loro progetti e in tante paure. Successo anche di critica, più che meritato, perché il racconto corale è gestito benissimo da un regista padrone assoluto della tecnica, capace di dare il massimo sia nelle sequenze teatrali che nelle parti più cinematografiche. Emmanuel Courcol non è un regista famoso, ma si presenta al pubblico e al giudizio degli esperti durante Cannes Première, uscendone vincitore. Tra i pregi della pellicola il saper porre l’accento sul dramma intimo e sulla situazione familiare di pari passo con il dramma sociale di una città in crisi per la chiusura delle fabbriche.
La musica di Michel Petrossian è un valore aggiunto, tra brani classici come il Bolero di Ravel e l’Aida spicca una stupenda canzone di Aznavour che riproduce le emozioni dei protagonisti. Attori bravissimi, soprattutto Benjamin Lavernhe e Pierre Lottin nei ruoli dei fratelli che imparano ad apprezzarsi. Sceneggiatura che non perde un colpo (Courcol e Muscari), montaggio calibrato (Catala), fotografia nitida del nord francese (Lemonnier). Da vedere.