Quattro allegri ragazzi morti
Nico, protagonista e io narrante di questo romanzo, non vuole morire; né lo vogliono Celeste, Bindi e Cesarino, i suoi amici. Sono solo quattro ragazzi degli anni Ottanta che, cercando lo sballo durante una vacanza, si fanno mordere, consegnandosi inconsapevolmente al vampirismo. Emarginati da tutti, a partire dalle loro famiglie, per sopravvivere saranno costretti a procurarsi il sangue mordendo a loro volta, e cercando di non uccidere nessuno.
È più facile condannare che comprendere, così quella che i benpensanti chiamano emodipendenza trasforma i protagonisti in reietti, in disperati incapaci di mutare il proprio destino.
Con un incipit fulmineo e inusuale, Vampiro tossico è una metafora degli anni Ottanta e del vuoto morale ed esistenziale che li ha caratterizzati. Stefano Tevini si avvale di una scrittura elastica, di uno stile immediato e di espedienti che tengono vivo il nostro interesse di lettori fino all’ultima pagina, appassionandoci a una vicenda drammatica e senza sbocco. Un esordio coi fiocchi, che lascia con l’amaro in bocca.