Sull’isola di Bergman

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Bergman Island racconta un periodo della vita di Chris (Krieps) e Tony (Burton), una coppia di registi nordamericani che si ritira sull’isola dove Ingmar Bergman aveva preso residenza – diventata una sorta di museo e centro documentazione – per scrivere i loro nuovi film. Vivono nella casa del grande regista, che entrambi amano, parlano di lui, commentano i suoi film, visitano i luoghi bergmaniani, dormono nel letto di Scene da un matrimonio (“il film che ha convinto a separarsi molte coppie in crisi”), scrivono nel suo mulino, siedono nel cinema privato, mentre la realtà si fonde con la fantasia e prendono corpo i soggetti narrativi. Ci troviamo sull’isola di Fårö, luogo di Bergman per eccellenza, il suo rifugio; rivediamo sequenze di Persona, ci immergiamo nell’immaginario di uno dei più grandi autori del Novecento, ne scopriamo vizi e difetti.

Il risultato più importante che ottiene questa pellicola è quello di far venire voglia di rivedere i capolavori di Bergman, di andare a cercare le opere citate che non si sono viste o che si ricordano meno. Le atmosfere del film nel film sono simili a un’opera del regista svedese, perché la crisi del rapporto di coppia emerge dalla storia che Chris sta scrivendo e che ricorda un amore giovanile rivissuto dalla protagonista sull’isola, dove è stata invitata a un matrimonio insieme al ragazzo della sua adolescenza.
Cinema nel cinema, realtà che si fonde a finzione: le storie raccontano chi siamo, in fondo sono sempre autobiografiche – pure in questo caso Chris indaga sul suo inconscio e fa emergere i fantasmi del passato. La regista non trova il finale, chiede consiglio al marito, poi la storia termina con le riprese del film che sono quasi ultimate e con un nuovo addio, sia nella realtà che nella finzione.

La regista francese Mia Hansen-Leve presenta il suo primo film in lingua inglese a Cannes e al Torino Film Festival (sezione Surprise), una storia con una ben precisa originalità di scrittura, anche se sfrutta un meccanismo consueto, tipico del cinema introspettivo. Gli attori sono molto ispirati, sia Tim Burton che Vicky Krieps, senza dimenticare gli attori della finzione narrativa, Mia Wasikowska e Anders Danielsen Lie, gli innamorati che si ritrovano per poi perdersi di nuovo. Fotografia insulare che profuma di Bergman (Denis Lenoir): per tutto il film si sente lo spirito del grande regista, proprio come lui sentiva la presenza della moglie Ingrid nelle stanze della casa di Fårö. Un lavoro interessante, da vedere, senza mezzi termini.


Titolo Originale: Bergman Island. Lingua Originale: Inglese. Paesi di Produzione: Francia, Germania, Belgio, Svezia, Messico. Anno: 2021. Durata: 105’. Genere: Commedia, drammatico. Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Mia Hansen-Love. Fotografia: Denis Lenoir. Montaggio: Marion Monnier. Scenografia: Mikael Varhelyi. Costumi: Judith de Luze, Julia Tegstrom. Trucco: Juan Pacifico, Dorothea Wiedermann, Anne Moralis. Produttori: Charles Gilbert, Rodrigo Texeira. Case di Produzione: CG Cinema, Neue Bioskop Film, Scope Pictures, Plattform Produktion, Piano, Arte France Cinema. Interpreti: Vicky Krieps (Chris), Tim Roth (Tony), Mia Wasikowska (Amy), Anders Danielsen Lie (Joseph), Grace Delrue (June), Hampus Nordeson (Hampus), Clara Stracuh (Nicolette), Joel Spira (Jonas), Anji Larsson (Ase), Sir Hjorton Wagner (Wilma). Anno: 2021.
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Gordiano Lupi (Piombino, 1960), Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio, ha collaborato per sette anni con La Stampa di Torino. Ha tradotto i romanzi del cubano Alejandro Torreguitart Ruiz e ha pubblicato numerosissimi volumi su Cuba, sul cinema e su svariati altri argomenti. Ha tradotto Zoé Valdés, Cabrera Infante, Virgilio Piñera e Felix Luis Viera. Qui la lista completa: www.infol.it/lupi. Ha preso parte ad alcune trasmissioni TV come "Cominciamo bene le storie di Corrado Augias", "Uno Mattina" di Luca Giurato, "Odeon TV" (trasmissione sui serial killer italiani), "La Commedia all’italiana" su Rete Quattro, "Speciale TG1" di Monica Maggioni (tema Cuba), "Dove TV" a tema Cuba. È stato ospite di alcune trasmissioni radiofoniche in Italia e Svizzera per i suoi libri e per commenti sulla cultura cubana. Molto attivo nella saggistica cinematografica, ha scritto saggi (tra gli altri) su Fellini, Avati, Joe D’Amato, Lenzi, Brass, Cozzi, Deodato, Di Leo, Mattei, Gloria Guida, Storia del cinema horror italiano e della commedia sexy. Tre volte presentato al Premio Strega per la narrativa: "Calcio e Acciaio - Dimenticare Piombino" (Acar, 2014), anche Premio Giovanni Bovio (Trani, 2017), "Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano" (Historica, 2016), "Sogni e Altiforni – Piombino Trani senza ritorno" (Acar, 2019).

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