Stephen Crane – Il piccolo reggimento

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Il piccolo reggimento raccoglie una manciata di racconti pubblicati all’indomani dell’uscita del Segno rosso del coraggio, perpetuandone il tema e l’ambientazione bellica. Si potrebbe pensare a un’operazione volta a sfruttare la scia di successo del grande romanzo (per inciso, un libro titanico e imprescindibile), ma a ben vedere i sei racconti presenti nella raccolta sembrano sviscerare temi ulteriori rispetto a quelli presenti nel Segno rosso. Ancora una volta, piccole storie (di uomini) contenute nel grande contesto della guerra di secessione americana, ma con tematiche ampliate, approfondite e risultati che, di nuovo, portano allo stupore.

Con uno stile che è diventato modo di pensiero, Crane non connota mai geograficamente o storicamente le battaglie, intendendo utilizzare la cornice bellica unicamente per catalizzare le emozioni dei suoi personaggi, interessato non tanto a denunciare, quanto a trattare di orgoglio, amore, rivalsa, coraggio. Raccontando dell’umanità più spicciola e facendola risaltare proprio per contrasto sullo sfondo di un contesto abnorme quale quello della guerra. Emblematico, in questo senso, proprio il racconto che dà il titolo alla raccolta, nel quale i bisticci puerili di due fratelli soldati e le loro dispute – insignificanti se raccontate all’interno di una normale quotidianità – acquistano spessore e assoluto significato all’interno dell’insensatezza della guerra, diventando fondamentali, a sottolineare il miracolo della dimensione umana e come questa sia il perno attorno a cui ruota, da sempre, ogni storia.

Anche il tema dall’eroismo, quand’è affrontato, non è mai realmente oggetto principale delle storie. Pur assistendo ad atti di grande coraggio e abnegazione, quello che preme a Crane è evidenziare ciò che ne scaturisce o ciò che ne è davvero causa: l’orgoglio, nel caso di Strano eroismo (la folle missione di un soldato che si avventura in un territorio bombardato per recuperare poche borracce d’acqua, spinto a questo solo dalle burle dei compagni e dal suo desiderio di vincere una personale scommessa), la pietà, nel caso di Tre prodigiosi soldati (dove il vero eroismo sta forse nel provare compassione per i nemici). E, nonostante l’ambientazione (a riprova di come Crane la utilizzi solo come detonante), trovano spazio anche sentimenti amorosi, in Una manica grigia, delicatissimo nel raccontare dell’incontro tra un capitano nordista e una donna sorella di un ribelle, delle loro titubanze, delle loro mani (i dettagli che rendono monumentale una storia all’apparenza semplicissima), delle loro promesse.

Conclude la raccolta un racconto più convenzionale Il veterano, dove il coraggio di un uomo sta, più che nell’eroico gesto finale, nella propria ammissione di aver avuto, un giorno, paura (anche se rimane nel cuore di chi legge il motivo del suo sacrificio).

Storie, dunque, anche se a contare, ancora una volta è la scrittura che dà loro forma. Le descrizioni pittoriche, ad esempio, che Crane utilizza per rendere il paesaggio elemento strutturale del racconto, lo sviluppo dei personaggi che diventano quasi elementi naturalistici, il clima che partecipa alla narrazione (la pioggia che si preannuncia all’inizio di Una manica grigia e poi si sfoga nel finale, sviluppandosi nel parallelismo col sentimento che si svela lungo il racconto), la convergenza verso l’unicità di una semplice parola (l’aggettivo finale di Strano eroismo, preceduto dai due punti).

Particolari, dettagli, istanti: tutto quello che dev’essere la scrittura, tutto quello che rende Stephen Crane un grandissimo scrittore.

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Ivan Zampar, nato nel 1972 a Udine, risiede da sempre a Cervignano del Friuli. Dopo essere stato avvocato e collaboratore del quotidiano “Il Piccolo”, attualmente è occupato come educatore professionale. Da sempre ama leggere, talvolta scrive. Ha pubblicato due raccolte di racconti (“Incontri”, CulturaGlobale edizioni, 2017; “Quello che ci portiamo dietro”, Besa Muci, 2022) e due romanzi scritti a più mani (“La follia dell’altrove”, con David Ballaminut, Voras edizioni, 2011; Ester – All’ombra del fiume, con David Ballaminute e Fabio Morsut, L’orto della cultura, 2021).

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