Salman Rushdie – I Figli della Mezzanotte

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Attraverso le vicende di Saleem Sinai, nato nella notte dell’Indipendenza, I Figli della Mezzanotte racconta la Storia dell’India contemporanea, dilaniata da conflitti politici, etnici, religiosi, divisa tra attaccamento alle tradizioni e desiderio di rinnovamento, animata dallo scontro tra civiltà, tra custodi di tradizioni e iconoclasti, tra chi vede nell’indipendenza l’opportunità di crescere come Paese e chi pensa che sia “una cosa per ricchi”, un beneficio di cui godranno soltanto le classi abbienti.

Salman Rushdie racconta la storia della famiglia Sinai attraverso lutti familiari, fallimenti economici, scambi di neonati, guerre, incantesimi, matrimoni e tradimenti, il tutto narrato con arguzia e un tocco di humour che rende la lettura mai troppo pesante, anche se le digressioni sono lunghe e non sempre è agevole seguirle – contribuiscono, però, ad accrescere il fascino di questo monumento alla memoria, che lascia impresso nella nostra mente soprattutto l’atmosfera di un’India sospesa tra magia e realtà, dove eventi soprannaturali, legati all’aspetto arcaico, convivono con gli avvenimenti storici, creando la stessa perfetta combinazione della salsa chutney, sovente citata, perfetta metafora del melting pot in cui cresce il protagonista.

Consigliato ai lettori pazienti, ma non a quelli alle prime armi, I Figli della Mezzanotte dipinge un affresco dell’India molto lontano sia da certe rappresentazioni da cartolina, sia da quelle “misteriose” dei romanzi del secolo XIX, fornendo l’occasione di scoprire quanto ci sia ancora da conoscere nella Storia di un Paese così grande e lontano. Consiglio anche di evitare l’edizione Garzanti, che utilizza un carattere eccessivamente piccolo, al limite della leggibilità.

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