Osvaldo Soriano – Triste, solitario y final

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Un Philip Marlowe in fase discendente riceve da Stan Laurel, ormai in pensione e quasi dimenticato, l’incarico di svolgere un’indagine a Hollywood; attraverso le figure del logoro detective, dell’anziano attore e di altri celebri nomi del cinema, talvolta citati, talvolta gustosamente parodiati, Soriano costruisce un romanzo davvero peculiare, che può apparire sconclusionato per la sua mancanza di una trama lineare, ma che diverte e avvince.
Una storia che è insieme una dichiarazione d’amore per le atmosfere del cinema degli anni Quaranta, e un commosso omaggio letterario che suggerisce riflessioni anche al di là della nostalgia, facendo vibrare la simpatia per quegli eroi sul viale del tramonto che tanta difficoltà trovano ad accettare lo spengersi delle luci della ribalta. Per dovere di cronaca va però ricordato che, riguardo alla figura di Stan Laurel, l’autore si prende molte libertà, visto che il vecchio Stanlio non morì affatto dimenticato: la morte di Oliver Hardy (Ollio) e le precarie condizioni di salute lo avevano costretto, da qualche anno, a rallentare il suo impegno nel cinema, nel quale comunque aveva  mantenuto prestigio e fama.

Poetico e a tratti surreale, il romanzo di Soriano presenta una galleria di simpatici perdenti ai quali non nega mai dignità e solidarietà: una lettura agile e veloce, consigliata sia ai cinefili che a chi è alla ricerca di un titolo diverso, godibile e un po’ malinconico, proprio come un vecchio film in bianco e nero.

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