AAVV – Il meglio del mystery

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Un viaggio nell’America dall’anima nera

Quando al timone del Giallo Mondadori c’era lo scrittore Sandrone Dazieri, la qualità media dei romanzi e delle antologie proposte era migliorata notevolmente, proponendo finalmente opere originali, ben scritte e, soprattutto, attuali. E Il meglio del Mystery non fa eccezione, perché si tratta di una autentica chicca. A dire il vero l’antologia, che raccoglie dieci racconti di autori americani, non sfodera il meglio del mystery, ma una serie di racconti neri che più neri non si può. Non per niente il suo curatore è il geniale Donald E. Westlake.

Si aprono le danze con La defenestrazione di Aba Sid il cui protagonista, un avvocato incompetente, si trova a difendere un affiliato della mafia russa della cui innocenza per l’imputazione di omicidio è davvero convinto: ma tutti gli indizi sono contro di lui. Quando il suo avvocato scoprirà la verità, si sarà messo talmente in gioco, tanto come persona quanto come legale, che gli resterà solto una soluzione estrema. Il racconto è molto ben scritto, la tensione e l’ambiguità sono bene congegnate e, leggendolo, si viene trascinati nell’atmosfera della vicenda attraverso il punto di vista del protagonista. E questo, per un racconto scritto in terza persona, è davvero raro. È un peccato che in Italia non sia stato tradotto a tutt’oggi nessuno dei romanzi di Aba Sid, specialmente quel Vaporetto 13 che rimanda a Venezia.

L’isola in mezzo al fiume di Chad Holley è la storia di due amici che si improvvisano rapinatori ffino a quando gli eventi impazziscono e li gettano in una situazione senza uscita. In dodici pagine scarne l’autore riesce a tratteggiare i personaggi magistralmente, fino a coinvolgerci in una vicenda che dovrebbe esserci del tutto estranea. Il finale, poi, è un tocco da maestro, inevitabile ma reso imprevedibile dalla scelta del punto di vista.

Terapia intensiva, di Edward Lee (già pubblicato nell’antologia 999 – Racconti inediti per un millennio da brivido da Sperling & Kupfer accanto a mostri sacri quali Joe R. Lansdale, Neil Gaiman, Ramsey Campbell, T.E.D. Klein, Thomas Ligotti ed altri, a cura di Al Sarrantonio) è la storia di un gangster mafioso che si occupa di commercializzare film incentrati sulla pedofilia e che si trova in una situazione senza scampo, senza ricordare che cosa l’abbia portato ad essere ricoverato in un ospedale. Quando il ricordo si farà strada nella nebbia della rimozione, arriverà anche la vendetta: spietata, cinica ma estremamente appropriata. L’autore vinse un Bram Stoker Award nel 1995 (con Mr. Torso, di cui esiste una versione italiana in e-book), ed oltre a romanzi gialli ha scritto numerose e short story di vario genere ma, se si eccettua questo racconto, è pressocché sconosciuto in Italia (a parte l’horror Header – Caccia alle teste, pubblicato dalla Independent Legions Publishing). Peccato che dalle nostre parti si preferisca puntare sul ciarpame, perché Terapia intensiva è una storia agghiacciante che ci trascina in un incubo e si conclude con un finale quasi horror degno della miglior narrativa di genere.

Dennis Lehane è l’unico autore dell’antologia noto al pubblico italiano per i suoi thriller, editi in Italia principalmente da Piemme e Pickwick, e spesso presenti anche in edicola. Il suo Esaurimento ci trasporta in un angolo buio della provincia americana, tra quegli interstizi di umanità degenere del Sud tanto cari a Joe R. Lansdale, e non sfigura affatto accanto al grande maestro. Una storia di amicizia, di amore e di cani disperante e disperata, un ritratto oscuro di un’umanità sull’orlo dell’annullamento. E la frase che chiude la novella è di quelle che non si dimenticano: Nella vita, in caso non ve ne foste accorti, di solito si paga per i propri peccati. Al Sud, sempre.

Pecore, di Thomas H. McNeely, racconta le sventure di una vittima delle circostanze: una storia di ignoranza e di pregiudizio, nel quale l’impossibilità di comunicare fa riflettere, come suggerisce l’autore stesso, sull’inadeguatezza del sistema giudiziario penale, che non tiene conto di come e perché gli uomini condannati a morte erano diventati quel che erano.

Martha Moffett è, a mio parere, l’autrice più sopravvalutata dell’antologia ed il suo racconto, Morte del cantante rock, è il ritratto di un’ossessione raccontata in maniera insipida e scontata. Peccato, perché l’idea era buona, ma lo svolgimento, incapace di essere minimalista come avrebbe richiesto la storia, è noioso e non porta da nessuna parte. E anche perché si tratta dell’unica autrice presente nell’antologia.

Insidia numerica, di Josh Pryor, ricorda, a tratti, Il terrore corre sul filo, bel romanzo di Lucille Fletcher, a suo tempo premiato con l’Edgard Allan Poe Award, e splendido film di Anatole Litvak con Burt Lancaster e Barbara Stanwyck. Ma i riferimenti sono espliciti, giacché romanzo e film si intitolavano, in lingua originale, Sorry, wrong number, ed il racconto di Pryor Wrong Numbers. A parte le innovazioni tecnologiche ed il maggior numero di personaggi non ci sono grandi novità rispetto all’originale, ma l’autore riesce ad intrattenerci per 22 pagine con una buona tensione ed un finale così horror che più horror non si può.

Il colpevole, di Shel Silverstein, è un magistrale racconto sulla giustizia e sulla discrezionalità dei giudici (è l’ultima volta che cerco di emettere un verdetto basandomi sulla saggezza di chicchessia, invece che sulla mia), denso di humour e nero come la pece. Davvero imperdibile. Forse il miglior racconto dell’intera raccolta.

Ragazze da dimenticare, di Peter Moore Smith, è una discreta storia di ossessione e di morte (il suo primo romanzo, Rivelazione, è stato pubblicato in Italia da Baldini & Castoldi ed è un buon thriller psicologico), mentre Divinità palustri, di Brad Watson, è un buon racconto nero di isolamento e violenza.

Ogni racconto è preceduto da una breve presentazione dell’autore divisa in due parti: una generica, l’altra scritta di proprio pugno dai singoli scrittori.
Un’antologia come non se ne leggevano da tempo, che consiglio non solo agli appassionati di storie nere ma anche a chi ama la buona letteratura di genere.

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