Per comprendere, e combattere, il fascismo, è opportuno anche leggere e conoscere le teorie sulle quali si basa. Me ne frego (ChiareLettere, 2019) è un libro curato dallo storico David Bidussa, nel quale sono riportati alcuni discorsi e articoli di Benito Mussollini, commentati dallo stesso curatore, che ben mettono in evidenza l’essenza liberticida e violenta del fascismo.
I due paragrafi che propongo qui di seguito non sono semplicemente “estrapolati”, ma rappresentano il fulcro dell’intero articolo cui si riferiscono (“Forza e consenso” in “Gerarchia”, marzo 1923, pagg. 801-803).
Quando un gruppo o un partito è al potere, esso ha l’obbligo di fortificarvisi e di difendersi contro tutti. La verità palese ormai agli occhi di chiunque non li abbia bendati dal dogmatismo è che gli uomini sono forse stanchi di libertà. Ne hanno fatto un’orgia. La libertà non è oggi più la vergine casta e severa per la quale combatterono e morirono le generazioni della prima metà del secolo scorso. Per le giovinezze intrepide, inquiete ed aspre che si affacciarono al crepuscolo mattinale della nuova storia ci sono altre parole che esercitano un fascino molto maggiore, e sono: ordine, gerarchia, disciplina.
Si sappia dunque, una volta per tutte, che il Fascismo non conosce idoli, non adora feticci: è già passato e, se sarà necessario, tornerà ancora tranquillamente a passare sul corpo più o meno decomposto della Dea Libertà.