Quattro pecore stanno
in cerchio nel comfort creato
in cima a una collina gelida
i cespugli frastagliati dietro di loro
non fermano il vento
due sono chinate a brucare l’erba
riempiendosi le pance
con il verde sorprendente
si potrebbe guardare dritto verso il sole
il suo vigore diluito dal lavoro dello scorso anno
le cornacchie in tondo sopra di me richiami gutturali
rudimentali campane di presagio
da qualche parte c’è la guerra
altrove la sua fame
si apre un becco nero lo sento dire
fai uscire i tuoi morti.