Avrei voluto essere
patti smith
Ciocche di grigio
ribelle
Indomito
viso scarno
La giacca
quella strapazzata
di Horses
che penzola
noncurante
da una spalla
E continuare a marcare
con il piede smilzo
quell’innata dissonanza
Ma la metamorfosi
che mi colpì
fu altra
Non quella che si abbatte
sulle dodicenni:
lo stadio della pupa
prosperosa
che si rigonfia
turgida di vita
Nell’età certa
delle comuni mortali
si crepa
il bozzolo
prolassando organi
facendo cedere di collo
stanco di reggere
il fardello dei neuroni
E il labbro non teme
di pronunciare
lame
La proteiforme gara
delle cellule
a incasellarsi
al tempo
mi assorella a Dafne
nella ventura
del glabro della pelle
che in scorza si tramuta
la venatura
del lapis lazuli
sulla gamba
mi coglie
impreparata
per non dire
spaventata
Ma del tempo mutaforma
bisognerà fidarsi
nulla potranno
né la scaltra mano
del mercato
né l’esterrefatto
sguardo del confronto
al risvegliarsi
di quel recondito senso
che nell’età
si annida torporoso
sensibile alla musica
di distanti sfere
Settimo senso irrispettoso
delle estetiche terrestri
suddito solo
alla verità
che siamo un’unica energia
sprigionata da galassie lontane
attendo fiduciosa
che in una qualche dimensione
al mio io parallela
non mi sia negata
la gioia di poter ancora
diventare patti smith
5 novembre 2017
La poesia è stata pubblicata nell’antologia Invecchiare amando, autori vari, a cura di Serenella Gatti Linares, Terra d’Ulivi 2018.