Oh, Serafina!

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Alberto Lattuada lancia in una commedia erotico-ecologica due bellezze intriganti e diametralmente opposte come Angelica Ippolito e Dalila Di Lazzaro, regine della scena un tempo per parte. La storia, sceneggiata benissimo dal regista e da Enrico Vanzina in un crescendo da commedia erotico-sentimentale, è tratta dal romanzo di Giuseppe Berto – che collabora al film –  Oh, Serafina! : fiaba di ecologia, di manicomio e d’amore (Rusconi, 1973).

Renato Pozzetto è perfetto nei panni di Augusto Valle, un surreale industriale-bambino, ingenuo e imbranato, che parla con gli uccelli, ama la natura e non vuole tradire gli ideali ereditati da padre e nonno.
Angelica Ippolito è la scaltra operaia che – con la complicità del fratello (Rossini) – circuisce il padrone, lo sposa, quindi lo fa internare in manicomio per disporre dei suoi beni. Il regista dipinge con tratti grotteschi una moglie avida, incolta, volgare, fondamentalmente puttana, che mette al mondo un figlio con Augusto ma (per tenerlo sulle spine) fa capire che potrebbe essere di un altro. La moglie è talmente snaturata e amorale da far internare Augusto in ospedale psichiatrico, grazie a favori sessuali dispensati a collaboratori, medici, politici e chiunque possa servire al suo scopo.
Augusto conosce il vero amore in manicomio, incontra la bellissima Serafina (Di Lazzaro), internata per aver contestato a colpi di fucile il padre (Manni), un ricco e spudorato mercante d’armi. Augusto e Serafina finiscono per lasciare il patrimonio aziendale alla perfida moglie, ma coronano un sogno d’amore portando nel nuovo nido sia gli uccelli che il bambino.

Il segno distintivo del film è il consueto erotismo di Lattuada, miscelato a dovere con i tratti tipici del personaggio che renderà famoso Pozzetto. Molte scene cult sono sotto il segno della commedia sexy. L’incontro tra Pozzetto e la Ippolito è caratterizzato da un sedere che invade lo schermo e funge da preambolo ai rapporti extraconiugali di una moglie che, per ottenere quel che vuole, si porta a letto un assessore mutilato (Vargas), un medico (Nebbia), il sindaco (Bramieri) e il direttore del manicomio (Giuffré). Ricordiamo un ironico rapporto sadomaso tra la Ippolito e Bramieri, che non ama le prestazioni estreme ma si è incuriosito dopo aver letto su Playboy di un certo barone Von Masoch. Vero cinema drammatico, invece, le relazioni violente e le contestazioni antiborghesi di Serafina. Erotismo puro, infine, un intenso rapporto tra Pozzetto e Di Lazzaro (insolito per il primo), favorito dall’infermiere Magni, in una stanza segreta del manicomio. Dalila Di Lazzaro si erge tra le lenzuola bianchissime in tutto il suo splendore, ben fotografata da Lattuda e Caimi che insistono sul primissimo piano dei suoi occhi verdi.

Tra gli attori merita una citazione Marisa Merlini nei panni della madre di Augusto, litigiosa e disperata dopo il suicidio del marito, che si lascia morire dopo il matrimonio del figlio. Gino Bramieri è un divertente sindaco masochista che si fa frustare e calpestare da Angelica Ippolito. Luigi Magni è un credibile infermiere di manicomio dagli occhi spiritati che favorisce l’amore tra i due degenti. Vediamo anche il regista in un rapido cameo nei panni di un medico del manicomio.
Lattuada utilizza due attrici affascinanti in una commedia erotica che vede protagoniste sia una perfida Angelica Ippolito (attrice teatrale che ha lavorato con Eduardo De Filippo) che una stupenda Dalila Di Lazzaro (doppiata da Livia Giampalmo) alla sua prima prova d’autore, attrice dalle grandi doti fisiche, non sorretta da altrettanta bravura recitativa.

Oh, Serafina! è una favola ecologista, crudele e grottesca. Non la definirei ingenua, come sostiene Mereghetti: parlerei di un’opera delicata e romantica che si fa guardare con piacere nonostante il passare del tempo. I vinti della storia sono i reali vincitori, perché la moglie e madre snaturata finisce in lacrime, mentre i due folli innamorati si ritirano in campagna con il bambino e un’intera voliera di uccellini, i migliori amici di Augusto.
Musiche eccellenti di Fred Bongusto (Nastro d’Argento come miglior colonna sonora) che accompagnano sia le parti erotiche, sia le sequenze drammatiche dentro al manicomio. Renato Pinciroli, che interpreta il padre di Augusto, fa appena in tempo a vedere l’uscita in sala del film, perché muore pochi giorni dopo.
Girato in provincia di Cremona, Bergamo, Crema, Assisi e Settimo Milanese. Uno degli ultimi film di Lattuada.


Regia: Alberto Lattuada. Soggetto: Giuseppe Berto. Sceneggiatura: Giuseppe Berto, Alberto Lattuada, Enrico Vanzina. Fotografia: Lamberto Caimi. Montaggio: Sergio Montanari. Musiche: Fred Bongusto. Produttore Esecutivo: Bianca Lattuada. Doppiaggio: CDS, Cine Video Doppiatori. VM 18. Casa di Produzione: Rizzoli Film. Distribuzione: Cineriz. Durata: 96’. Genere: Commedia, Erotico, Drammatico, Sentimentale. Interpreti: Renato Pozzetto (Augusto Valle), Dalila Di Lazzaro (Serafina), Angelica Ippolito (Palmira), Lilla Brignone (segretaria fedele), Marisa Merlini (Belinda, madre di Augusto), Aldo Giuffré (prof. Caroniti), Gino Bramieri (sindaco), Franco Nebbia (medico), Howard Ross (alias Renato Rossini / Romeo, fratello di Palmira), Gianni Magni (infermiere), Fausto Tozzi (Carlo Vigeva), Alba Maiolini (cameriera), Brizio Montinaro (ragionier Cusetti), Maria Monti, Daniele Vargas (assessore), Ettore Manni (padre di Serafina), Gigi Lopez, Guerrino Crivello (prete), Renato Pinciroli (padre di Augusto), Enrico Beruschi (impiegato comunale), Alberto Lattuada (cammeo come medico).

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Gordiano Lupi (Piombino, 1960), Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio, ha collaborato per sette anni con La Stampa di Torino. Ha tradotto i romanzi del cubano Alejandro Torreguitart Ruiz e ha pubblicato numerosissimi volumi su Cuba, sul cinema e su svariati altri argomenti. Ha tradotto Zoé Valdés, Cabrera Infante, Virgilio Piñera e Felix Luis Viera. Qui la lista completa: www.infol.it/lupi. Ha preso parte ad alcune trasmissioni TV come "Cominciamo bene le storie di Corrado Augias", "Uno Mattina" di Luca Giurato, "Odeon TV" (trasmissione sui serial killer italiani), "La Commedia all’italiana" su Rete Quattro, "Speciale TG1" di Monica Maggioni (tema Cuba), "Dove TV" a tema Cuba. È stato ospite di alcune trasmissioni radiofoniche in Italia e Svizzera per i suoi libri e per commenti sulla cultura cubana. Molto attivo nella saggistica cinematografica, ha scritto saggi (tra gli altri) su Fellini, Avati, Joe D’Amato, Lenzi, Brass, Cozzi, Deodato, Di Leo, Mattei, Gloria Guida, Storia del cinema horror italiano e della commedia sexy. Tre volte presentato al Premio Strega per la narrativa: "Calcio e Acciaio - Dimenticare Piombino" (Acar, 2014), anche Premio Giovanni Bovio (Trani, 2017), "Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano" (Historica, 2016), "Sogni e Altiforni – Piombino Trani senza ritorno" (Acar, 2019).

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