Cosa accade quando Sherlock Holmes, l’investigatore più celebre della letteratura, scopre che il meccanismo della logica deduttiva, sul quale ha sempre fatto affidamento, incomincia a perdere colpi?
Ormai novantenne, Holmes conduce una tranquilla ma solitaria esistenza in campagna, dedicandosi all’apicoltura e agli studi di botanica, senza apparente nostalgia per un passato che esiste ormai solo per i lettori dei romanzi, peraltro spesso non veritieri, scritti da Watson; tuttavia, scoprire che la sua proverbiale memoria ha iniziato a fare cilecca e che anche il fisico non risponde più a dovere, getta l’anziano investigatore in un’inquietudine che lo riporta a rivivere eventi trascorsi e lo spinge ad accettare una nuova sfida.
Crepuscolare e originale rivisitazione del personaggio di Sherlock Holmes, Il mistero del caso irrisolto (già pubblicato da Giano nel 2005 con il titolo Un impercettibile trucco della mente) ha il suo punto di forza nell’introspezione: il romanzo è soprattutto una lunga e articolata riflessione sulla vecchiaia e sui rimpianti che l’accompagnano, sulla nostalgia per gli affetti perduti e le occasioni non colte, per caso o volontà.
L’intreccio logico-deduttivo, però, funziona meno: risulta farraginoso e mai davvero coinvolgente come negli originali romanzi di Arthur Conan Doyle, rallentando irrimediabilmente la lettura.
Un libro per chi cerca un romanzo da assaporare con calma e desidera riflettere sulla vecchiaia e sul tempo che passa, ma non per chi cerchi una lettura che riporti in auge i fasti del vero Holmes, a meno che non sia interessato al confronto con la versione cinematografica.