La leggenda del santo bevitore

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La leggenda del santo bevitore racconta la storia di Andreas, un senzatetto che vive per le strade di Parigi e che un giorno incontra un vecchio amico che gli offre 200 franchi. L’amico gli chiede di restituirgli la somma in una chiesa di Saint Therese, promettendogli che, se lo farà, gli offrirà altri 200 franchi. Andreas accetta, ma durante il cammino verso la chiesa una serie di occasioni lo porta a spendere tutto il denaro. Tuttavia, quando finalmente raggiunge la chiesa, un uomo gli offre 200 franchi, consentendogli di restituire la somma al suo amico.

Il racconto di Joseph Roth ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura del Novecento. Pubblicato per la prima volta nel 1939, pochi mesi dopo la morte dell’autore, può essere considerato il suo testamento, una parabola trasparente e misteriosa che racchiude la cifra del suo autore.

Il film di Ermanno Olmi, tratto dal racconto di Joseph Roth, segue la trama di base della storia, ma si concentra maggiormente sulla vita quotidiana di Andreas e sulle persone che incontra durante il suo cammino verso la chiesa. Esplora in modo più dettagliato la relazione tra Andreas e i personaggi che incontra, tra cui una giovane prostituta e un gruppo di senzatetto. Inoltre, aggiunge alcuni elementi che non sono presenti nel racconto originale, come la presenza di un cane che Andreas salva e che diventa il suo compagno di viaggio.

Una delle principali differenze tra il racconto e il film è la caratterizzazione del protagonista. Nel racconto, Andreas è presentato come un uomo che ha perso tutto e che non ha niente da perdere, mentre nel film Olmi lo ritrae come un personaggio più complesso e umano, che cerca di ricostruire la propria vita e le proprie relazioni. Olmi aggiunge una dimensione spirituale alla storia, esplorando il tema della redenzione attraverso il simbolismo religioso.
Inoltre, la regia di Olmi è molto attenta ai dettagli e alle sfumature, rendendo il film molto realistico e coinvolgente. La fotografia, che utilizza colori caldi e toni morbidi, contribuisce a creare un’atmosfera intima e suggestiva, che rende la visione emotivamente coinvolgente.
L’interpretazione di Rutger Hauer è in grado di catturare perfettamente l’essenza del personaggio e di trasmettere le sue emozioni in modo molto intenso.

Il film ha vinto diversi premi, tra cui la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1988 e il premio David di Donatello per il miglior regista nel 1989. L’attore Rutger Hauer ha ricevuto il premio come miglior attore al Festival di Venezia nel 1988 per la sua interpretazione del protagonista Andreas.

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