Un trentenne con la sindrome di Peter Pan viene sbattuto fuori di casa dalla sua ragazza, stufa del suo comportamento infantile. Deciso a trovare una nuova sistemazione, Jake, scrittore talentuoso ma non molto propenso all’impegno, si rivolge a tutte le sue strambe conoscenze: un’artista depressa per la quale ha un vecchio debole, un professore di filosofia e una signora appassionata di gatti che sembra essere l’unica capace di metterlo in riga. Jake si fa coinvolgere in uno strampalato complotto che vede coinvolti un allibratore, un amico con il quale desidera da tempo riprendere i contatti, un vecchio cane star del cinema e un manoscritto scomparso, sullo sfondo della Londra degli anni Cinquanta, amara e grigia, ancora lontana dalla sua scintillante tenuta swinging del decennio successivo.
Iris Murdoch in questo suo primo, godibilissimo romanzo ci presenta un personaggio simpatico, indolente e con la testa perennemente tra le nuvole, come si addice a uno scrittore esistenzialista, sebbene lui stesso rifiuti di volersi considerare tale, preferendo guadagnarsi da vivere con saltuari lavori da traduttore ma pronto a perdersi in riflessioni filosofiche che, pur mantenendo un tono scherzoso, risultano profonde e ci appassionano, tratteggiando la perfetta incarnazione di quegli scrittori inglesi che, anche quando affrontano argomenti complessi, non rinunciano mai a intrattenerci.
Allegro, agile, scoppiettante di un humour tipicamente inglese eppure insospettabilmente colto e profondo, vista la formazione filosofica dell’autrice, Sotto la rete è una di quelle letture che fanno bene al cuore.