La “Tortuga” di Valerio Evangelisti

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Rogerio de Campos, ex gesuita, si arruola nei Filibustieri della Tortuga, capeggiati da Lorencillo e Michel de Grammont. All’inizio trova difficile adattarsi alle strane e spietate regole dei corsari ma, dopo essersi ambientato, diviene un prezioso nostromo sia per Lorencillo che per de Grammont, col quale però entra in conflitto per il possesso di una schiava africana, di cui entrambi sono invaghiti.
Per conquistare la ragazza, che si mostra del tutto indifferente ai due, Rogerio finisce per esporsi e tradire così il segreto del suo passato, dovendo difendersi anche da un’accusa infamante: quella di essere una spia al soldo di Colbert per decretare la fine della Filibusteria.

I lettori che abbiano dimestichezza con i romanzi di Emilio Salgari troveranno in Tortuga situazioni conosciute e molte figure note, tra le quali il Cavaliere de Grammont, perennemente vestito di nero e arso dal desiderio di distruggere gli spagnoli. Le similitudini, però, finiscono qui: tanto i personaggi salgariani sono romantici e cavallereschi, come imponeva lo stile del feuilleton ottocentesco, così i personaggi di Valerio Evangelisti sono rudi e sboccati almeno quanto le crudeltà che perpetrano, descritte in modo realistico e senza alcuna remora.
Sta forse proprio qui il fascino di un romanzo che, inaspettatamente, risuscita i fasti di un’epopea di crudeltà, eliminando non solo la patina romanticheggiante, ma anche quella picaresca cui ci hanno abituato romanzi e cinema: i filibustieri erano guerrieri, ma con regole proprie, e la loro unica mira era il denaro; vivevano un’esistenza breve, spinta al massimo sotto tutti gli aspetti.

Tortuga, primo volume di una trilogia, ci mostra peraltro l’epopea dei corsari non al suo apice, ma al suo tramonto: oramai Francia e Spagna non guerreggiano più e le incursioni dei Fratelli della Costa sono diventate inutili. Eppure, per bocca di uno di più cinici e sgradevoli personaggi del romanzo, il dottor de Lussan, l’autore suggerisce che quella condotta di vita basata sulla rapina, sulla sopraffazione, sulla violenza a tutti i costi, sia alla base della nostra società, e forse per questo ne subiamo il fascino.
Emblematica è una delle scene finali del romanzo, con Rogerio e de Grammont impegnati in un duello per la bella africana: eliminati toni epici e frasi ad effetto, rimangono due mutilati isterici che si azzuffano in preda alla fregola, grotteschi e patetici come coloro che non vogliono arrendersi alla fine di un’epoca.

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Valentina Leoni è musicista e storica dell'arte, ha scritto e scrive recensioni e articoli riguardanti libri e fumetti per diversi siti. Attenta conoscitrice della cultura giapponese, ha fatto parte del comitato scientifico della mostra Dai Samurai a Mazinga Z (Casa dei Carraresi, Treviso ottobre 2014) ed è da anni collaboratrice di Radio Animati per la quale ha curato di recente la trasmissione Yatta: Luoghi Non Comuni sull'Animazione Giapponese.

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