Parigi, 1738: il mercato del pesce. Qui, nel luogo più puzzolente della città più puzzolente del mondo, nasce Jean-Baptiste Grenuille, il genio degli odori.
Fin da piccolo riesce ad avvertire odori di ogni tipo e intensità; li percepisce a distanze inimmaginabili, li distingue con dettagliata cura, li custodisce nella propria memoria come preziosi ricordi di una vita. Forte di questa facoltà, decide di diventare il più grande profumiere del mondo. Ma il suo stesso talento lo porterà ben presto a fare una scoperta che cambierà la sua vita per sempre: è l’unico essere umano a non possedere un odore. Da qui in poi Patrick Süskind sorprenderà costantemente il lettore con una serie di avvincenti colpi di scena, suddividendo il romanzo in quattro parti per indicare quattro momenti differenti nel modo del protagonista di concepire la propria esistenza.
La trama insolita incuriiosisce e costituisce già di per sé un elemento seducente, ma il tutto viene esaltato attraverso una minuziosa cura nella descrizione di ogni elemento. La scrittura di Il Profumo, divisa in brevi capitoli, si potrebbe quasi definire burocratica, caratterizzata com’è da centinaia e centinaia di parole che all’apparenza deviano la mente del lettore, desideroso di arrivare al dunque e sovrastato dagli elementi descrittivi, ma che al tempo stesso non riesce a fare a meno di leggere e di appropriarsene, dando vita a un intenso processo di immedesimazione con il protagonista.
Il romanzo offre la possibilità di considerare l’esistenza dell’uomo su due piani differenti: quello animale e quello sociale. Grenuille è un personaggio interessante dal punto di vista psicologico, di conseguenza è interessante scoprire lentamente i rapporti che intesse con la società. Tuttavia, prima che come essere sociale, il personaggio ci offre la possibilità di riscoprirci come animali: le sue capacità di sopravvivenza e l’uso sconsiderato dei suoi sensi ne rappresentano un chiaro esempio. Egli non ha bisogno di vedere, perché, come un animale notturno, è sempre il suo fiuto a indicargli la strada, il pericolo, la pioggia. Vengono descritti odori di ogni tipo, odori cui forse un essere umano non ha neppure mai pensato, che non ha mai neppure definito mentalmente. Rappresenta un chiaro ritorno alle origini, considerando la natura umana nella sua esistenza più primitiva. Questa attenzione ai particolari olfattivi crea una vera e propria aura di persuasione attorno alla storia, allo stesso modo in cui i profumi del protagonista sono in grado di persuadere i cuori degli uomini. Grenuille vive e respira come un essere sociale; annusa e sopravvive come un essere animale.
Momenti arrendevoli, caratterizzati da un linguaggio umano, caldo, commovente, si alternano a scene crude, viscerali, talvolta erotiche, descritte con la stessa dedizione ed esattezza delle precedenti, impressionando e sconvolgendo. L’alternarsi di questi momenti ci permette di essere colpiti, ora con dolcezza ora con violenza, dal protagonista, quasi fossimo una delle sue tante vittime. La descrizione dettagliata ci permette inoltre di acculturarci sul mondo della profumeria, attraverso la spiegazione delle tecniche di distillazione, o sull’esistenza di una moltitudine di differenti erbe aromatiche e fiori dalle più rare essenze.
Il romanzo, uscito nel 1985, ebbe un grande successo, tanto che nel 2006 venne riadattato in una pellicola dall’omonimo titolo diretta da Tom Tykwer, che vede Ben Whishaw nel ruolo di Grenuille e Dustin Hoffman in quello del profumiere Baldini. Il suo successo non si ferma solo al cinema: ne traggono infatti ispirazione brani musicali come Scentless Apprentice (L’apprendista senza profumo) dei Nirvana, e Du riechst so gut (Sai di buono) del gruppo tedesco Rammstein. Infine, nel 2018, su Netflix è stata presentata una serie omonima ispirata al romanzo.