Wilbur Smith – Come il mare

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Con l’usuale stile piatto e anonimo, Wilbur Smith racconta la storia di un imprenditore trombato che cerca di restare a galla e di ritornare ai fasti perduti. In una narrazione zeppa di luoghi comuni, e nella quale la verosimiglianza va a farsi benedire quasi immediatamente, l’autore mette in contrapposizione un imprenditore “gentiluomo”, appartenente alla vecchia scuola capitalista (Nick Berg), con un arrivista irresponsabile e senza scrupoli, rappresentante della scuola liberista (Duncan Alexander).

I due si affrontano, per mare e per terra, in un mondo fatto di uomini in cui le donne sono poco più che graziosi ornamenti (non a caso, nella dedica del libro, Smith cita la moglie, definita “gioiello” della sua vita), molto sensuali e molto pericolose per l’equilibrio maschile, però molto utili come sfogo sessuale al termine di giornate particolarmente faticose e impegnative.

Il maschilismo più gretto fa capolino dalle pagine del libro: Nick sentì una fitta di gelosia al pensiero che Samantha fosse con altri esseri umani, che si divertisse in loro compagnia, pag. 173; L’età ideale di una donna è la metà degli anni di un uomo più sette; Da che mondo e mondo, il tintinnio dell’oro scatena gli ormoni delle ragazze, pag. 93; «E allora sposami», disse lui. Perché, Nicholas?». «Così non perderò il mio portafortuna. Così dovrai obbedirmi, una buona volta (…) Non mi va di saperti libera», pag. 182).

Il protagonista, Nick Berg, appartiene di pieno diritto alla mitologia capitalista, ed è questa che viene portata ripetutamente come fulgido valore di riferimento. Tant’è che Berg mette in gioco la sua stessa vita per riprendere la posizione che gli è stata sottratta da Duncan Alexander, il quale ha commesso l’imperdonabile errore di razzolare nel suo stesso pollaio: è notorio che due galli non possono convivere sulla stessa aia. Infatti, lungo tutto il romanzo, i due si sfideranno a vicenda per dimostrare chi fra loro “ce l’ha più lungo” (aveva acconsentito, a patto che l’incontro avvenisse in un luogo di sua scelta. Tanto per ricordare a Duncan chi teneva il coltello per il manico; Nick lo fece aspettare esattamente otto minuti, il doppio di quanto lui aveva aspettato nella sala di riunione della Christy Marine, pag. 183, giusto per fare due esempi).

Smith si pregia anche di impartire al lettore qualche nozioncina di navigazione e assume come bandiera un ecologismo tanto sbandierato quanto ipocrita, tant’è che il grande progetto di Nick Berg sarebbe quello di depauperare il già stremato sistema antartico per fare man bassa di iceberg da rivendere ai Paesi arabi. Insomma, anche l’ecologia è qualcosa su cui speculare.

Secondo l’intento dell’autore, probabilmente, dovremmo provare simpatia per Nick Berg solo per il fatto che il suo avversario è peggio di lui, come se questo lo rendesse migliore. Ma i suoi valori di riferimento vengono chiariti più volte nel corso del romanzo, e non sono certo quelli di una persona cui stringeremmo la mano senza controllare il retro dei nostri pantaloni: Nick aveva imparato da un pezzo che ogni concorrente è un nemico da odiare e sconfiggere, e dopo sconfitto da disprezzare e da odiare.

Gli scrupoli vanno banditi: fiaccano la determinazione, pag. 77; Il successo e il potere sono gli afrodisiaci più potenti, pag. 93; «Il denaro non è solo da spendere», le spiegò Nick. «C’è un limite al cibo che si può mangiare o ai vestiti che si possono indossare. Il denaro è un gioco. Il gioco più emozionante del mondo», pag. 129; Gli uomini come lui, dinamici e brillanti, non si sentivano di vivere in Inghilterra e assoggettarsi alle tasse, pag. 195; Il potere, il denaro e le donne. Ecco la posta della nostra partita, pag. 321.

Non solo: gli avvocati vengono dipinti, a torto o a ragione, come odiosi avvoltoi che vivono delle briciole dei potenti, disprezzati e odiati da questi ultimi che se ne servono proprio per le briciole che gli sottraggono. Pensando alla vita dell’uomo comune, Nick Berg sospira alla felicità libera e serena, alla vita senza problemi e fardelli (pag. 177) di chi non deve portare il peso della ricchezza, con un paternalismo ipocrita che grida vendetta. E, giusto per restare nei più retrivi luoghi comuni, lo strozzino cui uno dei personaggi è costretto a rivolgersi è, manco a dirlo, un ebreo. Come se non bastasse, la causa (anzi, la colpa) del fallimento delle aziende sono, naturalmente, i sindacati: una clausola (…) agganciava il prezzo convenuto all’indice del costo dell’acciaio e della mano d’opera. Avevano scongiurato lo sciopero nel cantiere cedendo alle richieste del sindacato, e adesso Nick doveva sborsare. Le cifre erano salate. La clausola era come un cancro, gli succhiava i soldi e le forze, pag. 196).

Tutto, poi, viene ridotto al proprio valore monetario, anche ciò che non è legato al lavoro di Nick. Per fare due esempi, quando Samantha accompagna Nick alla casetta di legno con terreno annesso che ha ereditato dal padre, il pensiero del protagonista corre subito al denaro: Erano poche centinaia di metri, ma Nick ne intuì subito il valore (…) «Vale almeno un milione di dollari», pag. 199. Quando Nick accompagna Tom Parker in una spedizione scientifica, i due si imbattono in un banco di tonni: «Tonni azzurri», confermò Nick. «Un banco di tonni azzurri. Valgono venti sterline l’uno», pag. 205.

Insomma, è chiaro che Wilbur Smith è un conservatore e che è decisamente dalla parte dei potenti, tanto da fare di uno di loro il protagonista del romanzo. Il bello è che queste avide pulci, che prosperano succhiando il sangue della povera gente, si credono davvero grandi uomini, e riescono a convincerne anche il pubblico. Che poi i libri di Wilbur Smith siano dei best-seller è un demoralizzante segno dei tempi e dell’inconsapevolezza di molti lettori.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022, insieme a Viviana E. Gabrini). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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