La poesia di Daìta Martinez è originale, si muove per immagini fulminanti, costruisce una lingua, nuova forma espressiva in evoluzione. È creazione di un mondo sonoro che scandaglia aspetti di vita interiore ed esteriore alla persona, che entra ed esce dall’isola che ogni persona rappresenta. La parola riduce lo spazio bianco o lo amplia, sottrae o aggiunge. Non è definitiva, né ligia ad alcuna norma. Si muove tra gli spazi del foglio, come un’onda si ritira o si allarga sino alla spiaggia. Lo scrive anche Franca Alaimo, nella sua prefazione a nutrica (LietoColle 2019), che le parole di M. galleggiano all’interno dello spazio bianco. Nutrica è parola che allatta, che nutre il lettore attraverso le esperienze di bambina e di donna, nelle sue emozioni e vicissitudini quotidiane, umane. La punteggiatura va osservata, visualizzata, lì dove è presente. Appare come segno divisore tra le strofe, gradino da salire per sbirciare più in là, quasi elemento di poesia visiva. Sono versi pieni di grazia, di eleganza soprattutto quando all’improvviso suona il suo dialetto, la lingua madre.
- Daìta Martinez e la Sicilia.
Una donna e l’isola. Un’isola che si fa corpo, ciatu, capelli come flutti d’acqua nell’acqua che veste il refolo del mio sguardo preso d’amore e tale poi reso nel vuciare candito dei mercati tra i brevi vicoli addormentati al sole con i davanzali rigonfi di speri, insaporiti di malinconica armonia cromatica. Una relazione viscerale che avanza in mancanza ogni qualvolta mi sono affrontata oltre la sua demarcazione fisica. Inviolabile appartenenza, un tutt’uno con l’uno di un’isola che, per sua costituzione, si accenta di un noi quasi fosse un delicato ciuri di zagara sbocciato dal grembo cavuru della terra.
- Qual è la radice della parola?
Un’illuminazione che permette al pensiero di vedere per comprendere la natura delle cose nella profondità di un minimo irriducibile segno. È l’intima aurora del suo significante.
- nutrica come nasce?
Dal titolo. Dalla sua duplicata sostanza espressiva: accudire e bambina. Accudire la bambina. Una sintassi esistenziale che si perpetua in quel legame sotterraneo di piccolissime verità quotidiane cresciute dentro la pudica in-certezza dell’amore rivolto all’ascolto per legittima, indifesa, chiarezza. Non è un libro d’amore ma è un libro che pur anche racconta dell’amore, della donna, dell’altra che è io, tu, lei, e che dal dentro della sua solitudine ha necessità di una lieve goccia di pioggia per rimanere.
- Perché la parola poetica?
Perché poesia è un soffio nel seno della vita.
- Un poeta e una poesia per i lettori.
Piera Oppezzo, Attesa
Le mele sono
maturate rotonde.
L’infanzia assale
le erbe più fresche
e il mio cuore
si disegna nell’aria
mentre aspetto
che rinasca la luna.
Pubblichiamo anche, su Inkroci, una scelta di poesie tratte da nutrica (LietoColle, 2019):
strada d’albicocco…
chiasso notturno…
cqua…
Daìta Martinez, palermitana, presente in diverse raccolte antologiche, ha pubblicato con LietoColle (dietro l’una), 2011, segnalata alla V Edizione del Premio Nazionale di Poesia “Maria Marino”, e nel 2013 la bottega di via alloro. Vincitrice – sezione dialetto – del 7° Concorso Nazionale di Poesia Città di Chiaramonte Gulfi, è stata finalista – sezione dialetto – della 44° edizione del Premio Internazionale di Poesia Città di Marineo. Inserita nell’Almanacco di poesia italiana al femminile Secolo Donna 2018, edizioni Macabor, nel 2019 ha pubblicato la finestra dei mirtilli, suite poetica stilata con il poeta comisano Fernando Lena, Edizioni Salarchi Immagini, il rumore del latte, Spazio Cultura Edizioni, e nutrica, LietoColle. È vincitrice del Premio Macabor 2019 – sezione silloge inedita di poesia – con pubblicazione, ‘a varca di zagara in dialetto siciliano.