Lettera di un soldato
20 gennaio 1862
Con un tamburo come scrivania, siedo su un declivio a sud,
Mentre la luce del sole cade a strisce sulle mele acerbe pendenti nel frutteto,
E mi interrogo la mente sui versi e più meravigliosi tropi,
E invano cerco ispirazione al di fuori del cielo.
Cosa posso dirti ora che tu non sappia già!
Come profondamente ti amo, Mary, e quanto sia stato difficile separarci,
E con che coraggio hai baciato le mie labbra in piedi davanti alla porta aperta,
E mi hai benedetto perché partivo mettendo cuore e mano per la causa!
O, dolce come un giglio tinto del rosso delle rose accanto
Quando colpita dal caldo sole implacabile lassù,
Era la tonalità del tuo viso d’angelo, mentre lacrima dopo lacrima
saliva alle palpebre avorio tracimando d’amore!
La guerra non è poi così dura come i tuoi poveri concittadini pensano;
Abbiamo abbondanza di cibo da mangiare, e una buona coperta calda di notte,
E ogni tanto, sai, una tranquilla, moderata bevuta;
Il che non ci fa male, cara, e sistema ogni cosa.
Ma la più grande benedizione di tutte è la totale mancanza di preoccupazioni;
La felice, completa fiducia del bambino attentamente tenuto d’occhio, di
Chi non ha un pensiero per la cena, a cui danno bei vestiti da indossare,
E i cui momenti di svago trascorrono con innocenti sport.
La pratica del soldato è piacevole, se si lavora con cuore volenteroso,
E’ solo l’individuo senza valore che brontola quando si deve far presto;
Mi piacciono le ingegnose manovre che costituiscono un’arte,
E nemmeno la pulizia delle armi mi dispiace.
Uno dei cinque compagni che dormono nella tenda con me
È un bel ragazzo con un viso aperto, con i capelli ricci, bruciati dal sole;
Come me, ha lasciato un amore sulla riva del mare del Nord,
E, come colei che io amo, anche lui dice che la sua è una ragazza buona e giusta.
Così parliamo delle nostre fidanzate di notte quando gli altri dormono, –
Parliamo con i sacri sussurri lievi dei sospiri d’amore, –
E spesso quando siamo in silenzio mi sembra di sentirlo piangere,
E sussurrare il nome di lei con accenti mormoranti come la colomba nel nido.
Poi, quando siamo fuori al picchetto, e le notti sono tranquille e calme,
Quando i nostri battiti del cuore si trovano vicini, ci fermiamo e parliamo lo stesso;
E le lunghe ore passano rapidamente, fino a quando sopra la collina lontana
Il sole sorge sereno e infiammato.
La scena che ho colto è meravigliosa! I campi di cotone liscio e bianco,
Con i neri chini a sgranare le capsule a fiocchi, scoppiettanti,
E le sentinelle silenziose che passeggiano lentamente in alto, lì accanto,
nascosti ogni tanto da mucchi di canne dorate.
Belle sono le isole che screziano la baia assonnata;
Belle sono le vene azzurre dei torrenti;
Bello è il cremisi che, lontano,
Arde sui boschi come la pittura sulle guance di un indiano!
Bellissimi sono i pensieri del tempo in cui – Hey!
Che suono è quello che sento? E’ il continuo schioccare del fucile!
Siamo chiamati alle armi! Non devo – non posso mancare.
Amore caro, finirò questa lettera quando ritornerò.