Dino Buzzati – Il segreto del Bosco Vecchio

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Il segreto del Bosco Vecchio non è una semplice fiaba e nemmeno un romanzo “per ragazzi”, come troppi si ostinano ad affermare. È una storia che sembra uscita da un libro dimenticato nel fondo di un cassetto (non perché scadente, ma perché rimosso), con dentro profumo di resina, ombre lunghe tra gli alberi e la sensazione sottile che qualcosa di invisibile ci stia osservando da dietro un tronco. Ma attenzione: qui non ci sono fate carine o elfi ammiccanti. C’è il mistero vero. Quello serio. Quello che un po’ fa paura, e un po’ nostalgia.
Dino Buzzati, che già di suo era uno che ci vedeva lungo, ha scritto questa storia nel 1935, cioè quasi un secolo fa. Eppure, se lo leggi oggi, ti viene da pensare che sia stato scritto ieri. O domani. Perché dentro c’è tutto: la crisi ecologica, l’uomo che vuole comandare sulla natura senza capirla, il bambino che ancora riesce a “sentire” ciò che gli adulti non vedono più. E, soprattutto, quella cosa che ci manca sempre di più: il sacro silenzio del mistero.

Il protagonista, il colonnello Procolo, è uno che potresti incontrare anche oggi: rigido, pratico, un po’ grigio, con la fissa del controllo e dell’efficienza. Uno che vuole tagliare gli alberi perché “bisogna far fruttare”. Peccato che il bosco non sia d’accordo. Perché il Bosco Vecchio è vivo. Ma vivo davvero, mica per modo di dire. Dentro ci vivono i Geni, i Venti parlanti e un’intera dimensione invisibile che non si piega alle regole del mercato.

Ora, se ti aspetti un racconto lineare con inizio, sviluppo e lieto fine, fermati qui. Buzzati è più sottile: ti porta dentro una storia che non si lascia afferrare, ma che ti s’insinua sotto la pelle. Mentre leggi, ti accorgi che non stai più solo seguendo una trama: stai ricordando qualcosa che forse avevi dimenticato. Come il fatto che un tempo anche tu ascoltavi il vento, parlavi con gli alberi e ti chiedevi se la notte avesse un’anima. Sì, lo so, adesso vorresti negarlo, perché ti fa sentire stupido; e invece non c’è niente di più stupido che negare la nostra parte migliore. Anche se non è efficiente e performante.
Il segreto del Bosco Vecchio è anche una storia di cambiamento e di redenzione. Perché Procolo, che all’inizio sembra solo uno dei tanti adulti ottusi, fa un viaggio interiore che lo porta a trasformarsi. E lo fa non con le parole, ma con il silenziocon i dubbi, con la solitudine, fino a un gesto finale che è poesia pura.

Questo di Buzzati un libro piccolo ma enorme. Parla dell’infanzia perduta, della natura tradita, del potere usato male, ma anche della possibilità di riscatto, di ascolto, di armonia. Oggi che viviamo in un mondo che va a cento (ma che dico cento? Mille) all’ora e che sembra aver tagliato tutti i boschi reali e metaforici questo romanzo ci pone una domanda, scomoda ma necessaria: siamo ancora in grado di percepire l’invisibile?
Se la risposta è “queste sono tutte cazzate new age”, sei assolutamente senza speranza; ma se è “non lo so”, allora sei pronto. Entra nel Bosco Vecchio. Ma fallo piano. E ascolta. Magari i Geni non ti parleranno subito.
Ma se fai silenzio, forse qualcosa ti sussurrerà tra le fronde. Perché il mistero non si spiega, si riconosce.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021) e, insieme a Viviana E. Gabrini, "Ci sedemmo dalla parte del torto" (Prospero, 2022) e "Niente per cui uccidere" (Calibano, 2024). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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