Sono un primate
che dimora nelle selve selvagge
del linguaggio.
La mia lingua andò persa, irreversibilmente,
nella palude dell’inedia,
fra le rocce brulle mi celo.
Il tuo selfie
spande luce su svastiche
spenzolanti come breloque
quando negli interstizi del tuo abbiccì ti celi.
Il mio nome era stato un pezzo da museo
morto d’una morte lenta come il mio dialetto
prima e dopo che tu mi mandasti in diretta.
Il mio linguaggio è una varietà estinta di riso greggio.
Non cresce nella creta usata per scolpirmi il corpo.
Martire sono io del mio linguaggio!
Poesia scelta da Emilia Mirazchiyska, curatrice della serie.
Traduzione di Angela D’Ambra
da Love after Babel and Other Poems (Darija Press, 2020)