- Titolo Libro
- L’inquilino stregato
- Autore
- Roland Topor
- Traduzione
- -
- Editore
- Gandini, 1976
- Info
- 162 pp., fuori commercio
- Titolo Film
- L’inquilino del terzo piano
- Regia
- Roman Polanski
- Cast
- Roman Polanski, Isabelle Adjani, Shelley Winters, Melvyn Douglas, Jo Van Fleet
- Info
- Titolo:L'inquilino del terzo piano - Anno:1976, 125’
Conoscevo Roland Topor per i suoi lavori nel campo della grafica. Mi avevano sempre affascinato quelle sue illustrazioni cupe, surreali, cinicamente satiriche, noir, ma mai men che geniali. Quando, dunque, nel 1976 uscì il suo libro L’inquilino stregato (il titolo originale della prima edizione francese, del 1964, era Le locataire chimérique) lo acquistai senza batter ciglio e lo lessi tutto d’un fiato.
Come spesso accade, la traduzione dal testo francese e la pubblicazione nella nostra lingua avvennero sulla spinta dell’uscita, nelle sale italiane, del film diretto da Roman Polanski (dal titolo L’inquilino del terzo piano, titolo originale Le locataire), già allora regista di grido e maestro riconosciuto di cinematografia (noto per aver diretto, precedentemente, film del calibro di Chinatown – con Jack Nicholson, Faye Dunaway e John Huston -, una drammatica versione del Macbeth, ma soprattutto Rosemary’s Baby, film cult e capolavoro del cinema demoniaco, con Mia Farrow e John Cassavetes).
E se Polanski è un fuoriclasse della macchina da presa, Topor lo è del segno grafico e della parola – espressioni artistiche, le sue, magicamente intrise di humour noir e surrealismo.
La storia, che Topor riesce a immergere in un’atmosfera torbida, angosciante e asfittica fin dalle prime pagine, narra le vicende di un uomo (nel film interpretato dallo stesso Polanski) che prende in affitto un appartamento la cui precedente locataria si è suicidata gettandosi dalla finestra.
Nel palazzo il clima è pesante per la presenza di un proprietario burbero e rigidissimo e di inquilini sospettosi, intolleranti e per nulla inclini al contatto umano. Angosciato da una sorta di isolamento in cui viene gradualmente spinto, il protagonista del romanzo comincia a comportarsi in modo sempre più strano, vestendosi da donna, per esempio, e assumendo atteggiamenti propri della personalità dell’inquilina precedente, di cui la casa è disseminata di oggetti.
Il finale non lo svelo, perché L’inquilino stregato è un thriller psicologico di notevole impatto, con una versione cinematografica dimostratasi del tutto all’altezza dell’opera letteraria. Polanski, dicevo, è un maestro di cinema, e nella sua pellicola riesce alla perfezione a ricreare gli ambienti e le emozioni presenti nel libro, dosando sapientemente il progressivo svelare di situazioni e stati d’animo dei vari interpreti. Il personaggio principale scivola (viene calato) lentamente in un incubo vorticoso che toglie il fiato allo spettatore (o al lettore).
Apprezzabile anche la capacità del regista, pur essendo ben visibili elementi di contemporaneità nell’ambientazione, di mantenere le immagini in una sospensione temporale che in alcuni momenti fa pensare che la storia si svolga in un’epoca antecedente a quella effettiva.
Come già detto per Harold e Maude, di cui ho parlato nel n. 3 di Inkroci, perfetta e riuscita è la messa in scena dell’opera letteraria. Cosa che, come ben sappiamo, non è mai affatto scontata.