Pierre e Jean sono fratelli, ma non potrebbero essere più diversi: l’uno scuro e corrucciato, l’altro biondo e dolce. Un giorno Jean scopre di essere l’unico erede di un vecchio amico di famiglia, e la cosa insospettisce Pierre, il quale scopre così che Jean è soltanto il suo fratellastro. Inizia a rimuginare sulla faccenda e cade preda di una gelosia, facilmente mutata in autentica follia, che lo porterà ad abbandonare anche la famiglia.
Un dramma familiare, neanche troppo originale, offre a Guy de Maupassant lo spunto per scavare nelle profondità dell’animo umano, in quei sentimenti irrazionali tra cui si annida la pazzia, tema che gli fu sempre caro: attraverso le pagine di questo studio psicologico originale, impariamo a conoscere l’animo tormentato e sensibile del protagonista, analizzato con lucidità e freddezza secondo i dettami della narrativa “naturalista”, osservando il modo in cui distrugge la famiglia cui è tanto attaccato.
Come tutti i classici, Pierre e Jean parla a lettori di generazioni ed epoche diverse, raccontando non solo i processi psicologici della mente del protagonista, ma anche i delicati e tortuosi percorsi dell’affetto, attraverso i quali si costruisce quell’idea di famiglia che ancora oggi viene messa in discussione, nella sua istituzionalità, anche da tanta narrativa contemporanea.
Per chi cerchi un classico da recuperare e sia alla ricerca di insospettabili collegamenti.