Non avevo più visto il secondo lungometraggio di Gabriele Salvatores dal giorno della sua uscita nelle sale. Sono andato a riscoprirlo – con occhi nuovi – dopo aver apprezzato Comedians (2021), visto che viene presentato come il remake parziale della vecchia pellicola.
La fonte di ispirazione è sempre la stessa, il dramma teatrale di Trevor Griffiths, ma lo sviluppo della storia e il tono di fondo sono sensibilmente diversi. La trama vede sei comici dilettanti sfruttati da un manager (Bonacci) sull’orlo del fallimento, convinti a pagare per recitare nello squallido Bounty Club, con l’illusione della presenza di un incaricato di Drive In, la popolare trasmissione Mediaset, a caccia di talenti. Il manager squattrinato incassa sia dal titolare del locale (Svampa) che dai comici, mentre il film si sviluppa durante una notte insonne che vede gli aspiranti comici alla ricerca delle gag migliori per convincere il selezionatore e cambiare vita.
Protagonisti della storia sono Vincenzo Amato (Bisio), che ha sposato una grassa moglie meridionale e incontra un’amante (Crippa) al mercato della frutta; Gino e Achille (Storti e Sarti), gestori di una trattoria economica, molto litigiosi, che si lasciano abbindolare da un manager millantatore; Nicola Minichino (Orlando), un napoletano che cerca fortuna a Milano ma trova solo nostalgia di casa e la comprensione di Vittoria (Santella), moglie di Vincenzo; Antonio Pesci (Catania), gestore di una sala giochi che sogna di diventare celebre ma è circondato da mafiosi che lo sfruttano; Walter Zappa (Rossi), un facchino di stazione che ama gareggiare con un collega (Riondino), tradisce la fidanzata (Vasini) ed è un immaturo che vive mille avventure.
Alla fine l’incaricato del Drive In arriva davvero, tra la sorpresa generale, e sceglie i comici che fanno per lui, scartando chi non fa comicità televisiva e popolare. Tutti tornano alle loro vite, che sono comunque cambiate.
Salvatores adatta per il cinema una commedia teatrale con la collaborazione di Enzo Monteleone, affidando i dialoghi a Gino (Vignali) e Michele (Mozzati), in gran spolvero dopo il successo del libro Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano, puntando sulla comicità di un Paolo Rossi dirompente e molto sopra le righe, nei panni di Walter Zappa. Molte comparse di cabarettisti al tempo non ancora famosi. Troviamo Aldo Baglio (cliente della trattoria) e Giovanni Storti (maresciallo dei carabinieri), ancora privi di Giacomo Poretti, perché il trio si sarebbe composto in seguito. Gino e Michele scrivono i dialoghi ma fanno anche due apparizioni: il primo è un cliente del night, il secondo è alla stazione quando David Riondino recita il monologo dove cita lo sgurz, come quel tocco d’artista che qualifica il comico. Salvatores recita un cameo da cliente mancato di Isabella (Ferrari), la prostituta tossica che Zappa incontra alla stazione e accompagna a Vigevano dove fanno sesso, prima di scoprire che la donna è il grande amore del suo migliore amico. Diego Abatantuono si vede nella prima sequenza all’ippodromo quando consola chi ha scommesso su Kamikazen e ha perduto. Raul Cremona e Valerio Staffelli sono due mafiosi che proteggono Catania e la sua sala giochi. Nanni Svampa è il padrone del night che si nota per lo spazio di una telefonata. Mara Venier è la selezionatrice di Drive In che si vede solo nel finale, durante lo spettacolo dei sei aspiranti comici.
Film tutto ambientato a Milano, in una notte, ricco di citazioni d’epoca, per i giorni d’oggi quasi da storia del costume popolare: un vero e proprio tuffo nel passato, tra comportamenti e modi di dire. Vediamo i flipper, i primi videogiochi, le magliette del trenino Thomas, la rivista Stop, i fotoromanzi, le edicole colme di giornali e fumetti, la stazione di Milano con i barboni… Da citare la sequenza in cui Silvio Orlando tenta di parlare bene di Milano, ma si vede che non crede neppure lui in quel che dice, mentre Paolo Rossi gli ricorda l’esistenza della Lega, che ancora si chiama Lombarda e fa la guerra ai terroni.
Il sogno di cambiare vita, di dare una svolta a una povera esistenza è il filo conduttore di un film comico ma venato di amara ironia. Confezione tecnica ottima per un regista alle prime armi, anche se in una commedia chi dirige si pone sempre al servizio dei comici. Fotografia notturna di Milano dai toni decadenti realizzata da Ciangola; montaggio rapido di Montanari; colonna sonora suadente di Fred Bongusto, dai toni caldi e romantici.
Una piacevole riscoperta.