I dieci giorni che sconvolsero il mondo, del giornalista e attivista statunitense John Reed, è un reportage vivido ed emozionante sugli eventi centrali della Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia. Pubblicato nel 1919, è un’opera fondamentale per comprendere non solo i dettagli di quel momento epocale, ma anche lo spirito rivoluzionario che lo animava.
Reed, che fu testimone diretto degli eventi, non si limita a descrivere ciò che vede: cattura l’atmosfera febbrile e tumultuosa della rivoluzione, immergendoci in una narrazione densa di dettagli, personaggi e luoghi. La sua prosa è pulsante, spesso intrisa di un fervore ideologico che tradisce la sua simpatia per i bolscevichi, ma questo non diminuisce il valore documentario del libro. Anzi, rende la narrazione più autentica, un vivido riflesso delle passioni che animavano l’epoca.
Il ritmo è incalzante: i consigli operai che si riuniscono febbrilmente, i discorsi accesi nei soviet, i volti della folla che si muove per le strade di Pietrogrado. Reed riesce a mescolare il personale con il politico, alternando osservazioni intime – quali gli incontri con leader rivoluzionari come Lenin e Trotsky – a resoconti più ampi della lotta di classe che si svolgeva sullo sfondo.
Il libro non pretende di essere un’analisi obiettiva, ma piuttosto il ritratto di un momento in cui il mondo sembrava sul punto di essere rifatto da zero. Leggere Reed oggi significa tornare a un’epoca in cui le idee potevano davvero scuotere la realtà e plasmare il futuro.
I dieci giorni che sconvolsero il mondo rimane una testimonianza potente di come un giornalista, armato di penna e passione, possa trasformare una cronaca in una narrazione epica e immortale. Una lettura essenziale per chiunque voglia comprendere non solo la Rivoluzione Russa, ma anche il significato storico di un’utopia vissuta sul campo e condivisa da milioni di persone.
La presentazione curata da Rossana Rossanda aggiunge profondità e consapevolezza storica contestualizzando l’opera di John Reed non solo come un documento straordinario, ma anche come la testimonianza di una stagione politica in cui la trasformazione radicale del mondo sembrava davvero possibile. Con il suo stile lucido e riflessivo, Rossanda evidenzia l’importanza del libro come strumento di comprensione storica e come riflessione sul potere e sui rischi delle grandi utopie.