Gabriele è intrappolato in un’esistenza banale, ma al tempo stesso percorsa da pulsioni oscure e gesti di ribellione. Figura paradigmatica di un certo modello maschile ancora fortemente radicato nella società italiana, è un uomo che si percepisce come “capofamiglia” e depositario di un’autorità quasi naturale, e che quindi non mette mai in discussione le proprie contraddizioni o il senso delle proprie scelte. Il suo mondo è un sistema basato su ruoli rigidi e ben definiti: marito, padre, lavoratore, frequentatore del bar, amante occasionale. Tuttavia, sotto questa patina di ordinarietà e sicurezza, è profondamente insoddisfatto, schiacciato da un’esistenza che lui stesso ha contribuito a costruirsi ma che, in ultima analisi, non comprende né controlla.
Anche gli altri personaggi rappresentano archetipi dell’Italia contemporanea: la famiglia di Gabriele, con una moglie devota ma frustrata e figli adolescenti in cerca d’identità; gli amici del bar, riflesso di una mascolinità stereotipata; e Leonarda, figura ambigua e fuori dalle righe che agisce come catalizzatore del conflitto interiore di Gabriele.
Attraverso una serie di incontri e situazioni apparentemente casuali, si dipana una storia che sfida le convenzioni morali e sociali, interrogandoci anche sul senso della giustizia, della colpa e della libertà personale.
Gabriele incarna il cliché dell’uomo “pratico” e “concreto”, privo di grandi ambizioni o introspezione, ma che coltiva un senso di superiorità nei confronti di chiunque metta in discussione il suo universo valoriale. Si tratta di una mascolinità fragile, che reagisce con rabbia e sarcasmo alle sfide, tanto a quelle del mondo esterno (i clienti “difficili”, le dinamiche sociali, le donne indecifrabili), ma anche quello interno (la sua incapacità di comunicare realmente con la moglie e i figli, il bisogno di un amico immaginario per confessarsi).
Questa fragilità emerge chiaramente in episodi simbolici, come il suo incontro con Leonarda o la sua reazione alla presenza di Leonarda al bowling dove porta la famiglia nella serata dedicata. L’attrazione che prova per questa figura femminile non convenzionale lo destabilizza, perché rompe il suo schema mentale: Leonarda non è la moglie rassicurante né l’amante superficiale, ma un simbolo di tutto ciò che non comprende. Il suo disagio, infatti, cresce quando si accorge di covare in sé, dietro la maschera di normalità, una tensione latente verso il cambiamento, o, almeno, verso qualcosa che spezzi la monotonia. Tuttavia, non ha né il coraggio né gli strumenti per affrontare davvero questo conflitto.
Bonera costruisce il personaggio come rappresentazione di un’idea di mascolinità ancora molto diffusa, soprattutto nei contesti provinciali italiani. Gabriele è un esempio iperclaro di come certi uomini si aggrappino a una visione del mondo binaria e gerarchica per mascherare una profonda insicurezza di fondo. Questo emerge particolarmente nei dialoghi con gli amici al bar, in cui il sessismo e il razzismo convivono con una patetica vena di autocommiserazione.
Gabriele non è un “cattivo” in senso stretto, ma un uomo che, rifiutando di evolvere, finisce per perpetuare stereotipi tossici. La sua superficialità non è tanto un tratto personale quanto un prodotto del contesto sociale in cui vive, nel quale il dialogo autentico e l’empatia sono sacrificati sull’altare del conformismo e dell’apparenza.
Se Gabriele rappresenta l’uomo intrappolato in un sistema patriarcale, i personaggi femminili forniscono un contrappunto ben bilanciato.
Annalisa, la moglie di Gabriele, è una figura ambivalente ed emblematica. Da un lato incarna il ruolo della mater familias amorevole e della moglie disponibile; dall’altro, Bonera ci lascia intravedere la sua frustrazione e il suo desiderio di qualcosa di più. È una donna che ha rinunciato alla propria identità per mantenere in piedi un matrimonio che ormai sembra esistere più per abitudine che per amore. Il suo tentativo di affermarsi attraverso attività come la pallavolo o le conversazioni con le amiche evidenzia la sua voglia di evasione, ma ciò nonostante rimane intrappolata nella sua condizione, incapace di rompere davvero con il proprio ruolo tradizionale.
Leonarda, per contro, con il suo aspetto non convenzionale, il taglio di capelli radicale e un atteggiamento che sfida le convenzioni, rappresenta una rottura con i ruoli tradizionali ed è forse il personaggio più interessante e sfaccettato. È una donna che si muove ai margini, libera dalle aspettative che imprigionano gli altri, ma proprio per questo vista con diffidenza e sospetto da Gabriele. Leonarda, infatti, non lo sfida solo sul piano dell’attrazione, ma anche perché gli offre un’alternativa inquietante: quella di una vita non regolata dalle convenzioni.
Caterina, la figlia adolescente di Gabriele e Annalisa, è invece il personaggio che più rappresenta un potenziale cambiamento. Ribelle, creativa e distante dai valori della propria famiglia, è sia un riflesso delle tensioni generazionali tipiche della sua età, sia una personalità in evoluzione, disposta ad affrontare di petto anche le situazioni più imprevedibili.
Italo Bonera utilizza abilmente la psicologia di Gabriele e la caratterizzazione dei personaggi femminili per rappresentare una società italiana in bilico tra passato e futuro. L’autore bresciano utilizza uno stile diretto, spesso crudo, che riflette la brutalità del mondo interiore del protagonista. La prosa è densa, a tratti cinica, con ben calibrati momenti di umorismo, e riesce a bilanciare perfettamente azione e introspezione. I dialoghi realistici contribuiscono a definire con precisione i personaggi.
È stata legittima difesa è anche una critica implicita alla società italiana contemporanea, e ne esplora i valori e le contraddizioni. La mascolinità tossica, l’ipocrisia delle relazioni familiari e il vuoto esistenziale che permea le vite dei protagonisti rispecchiano problemi universali, ma particolarmente radicati nel contesto nostro contesto nazionale. Inoltre, l’autore mette in luce le dinamiche di potere nei rapporti umani e la difficoltà di trovare autenticità in una società troppo frammentata e caotica e che, per sembrare pienamente comprensibile, deve affidarsi a stereotipi tanto brutali quanto rassicuranti.
Una lettura intensa e provocatoria, un noir che mescola abilmente dramma psicologico e critica sociale, consigliato a chi apprezza storie che sfidano le convenzioni e offrono una riflessione profonda sulla natura umana, lasciando da parte rassicuranti banalità e affrontando senza timore temi spinosi e controversi.