In un’epoca in cui la sostenibilità ambientale è una priorità globale, il ruolo dei libri cartacei nel consumo di risorse naturali è spesso frainteso. Alcuni ecologisti sostengono che la produzione di libri sia la principale causa di deforestazione, arrivando a proporne l’abolizione in favore di soluzioni digitali. Tuttavia, questa convinzione si basa su dati incompleti e spesso fuorvianti.
Il settore editoriale, che include libri, giornali e riviste, utilizza infatti solo il 10-15% della produzione globale di carta, e i libri rappresentano appena il 2-5% di questa quota. La gran parte della carta, infatti, è destinata ad altri settori:[1]
– imballaggi e cartoni: oltre il 50% della carta prodotta a livello globale è usata per scatole, sacchetti e confezioni;
– prodotti igienici e monouso: circa il 10% è utilizzato per fazzoletti, carta igienica, asciugatutto e tovaglioli;
– carta per ufficio e stampa: circa il 25-30%, che include carta per stampanti, quaderni e materiali pubblicitari.
La deforestazione, dunque, non è colpa della carta utilizzata per stampare i libri: fondamentale è considerare il fatto che la maggior parte della carta utilizzata per libri proviene da foreste gestite in modo sostenibile. Secondo il Forest Stewardship Council (FSC), le piantagioni per la produzione di carta seguono quasi sempre rigorosi standard ambientali che prevedono il ripristino delle foreste abbattute.
Inoltre solo il 13% della deforestazione globale è attribuibile alla produzione di carta, mentre le principali cause sono:
– agricoltura commerciale (es. coltivazioni di soia, palma da olio, cacao e altre piantagioni intensive destinate all’esportazione): 73%;
– allevamenti di bestiame (quota è principalmente legata alla conversione di foreste in pascoli per bovini, con un impatto particolarmente rilevante in regioni come l’Amazzonia): 14%;
– urbanizzazione e infrastrutture (espansione urbana, costruzione di strade, dighe e altre infrastrutture): 3-5%;
– altri fattori (inclusi disboscamenti illegali e conversioni minori, estrazione mineraria, costruzione di impianti industriali): circa il 10%.
Chi propone di abolire i libri cartacei a favore di e-book spesso ignora l’impatto ambientale dell’industria digitale. La produzione di un e-reader, infatti, richiede minerali rari come litio e cobalto, estratti con metodi ad alto impatto ambientale. L’utilizzo di dispositivi elettronici, inoltre, implica consumi energetici significativi, alimentati in gran parte da fonti non rinnovabili.
La carta dei libri è riciclabile e biodegradabile, il che contribuisce a un ciclo virtuoso che minimizza i rifiuti. Inoltre, i libri non sono propriamente prodotti monouso: vengono letti, conservati, prestati, venduti di seconda mano e tramandati nel tempo, riducendo ulteriormente il loro impatto ambientale.
La demonizzazione del libro rispetto ad altri prodotti cartacei può essere attribuita a una combinazione di fattori culturali, simbolici e di percezione. Molti, per esempio, lo considerano un prodotto di consumo “superfluo”, un bene non essenziale, soprattutto rispetto a prodotti cartacei come imballaggi o carta igienica, che hanno usi pratici immediati. Questo porta a una svalutazione del suo valore culturale rispetto al suo presunto impatto ambientale. Inoltre i libri, essendo oggetti fisici duraturi, sono molto visibili e vengono percepiti con ostilità, specialmente dalle nuove generazioni, come simboli di un’epoca “analogica” sorpassata e deprecabile: insomma, in un mondo sempre più digitale, sono facilmente bersagliati come icone di un sistema ritenuto obsoleto e meno “green”, ma non si considera l’impatto reale dell’alternativa elettronica, mitizzata oltre i suoi reali benefici.
Nei dibattiti ambientali, in effetti, c’è la tendenza a semplificare le questioni complesse per renderle più accessibili al pubblico, ma questo rende spesso le analisi proposte piuttosto superficiali. Il libro diventa un capro espiatorio facile, perché si può indicare come responsabile diretto del consumo di carta, mentre il sistema più ampio di produzione e consumo di altri prodotti cartacei è meno immediatamente comprensibile, anche perché, come detto, considerato indispensabile (carta igienica, quaderni, asciugatutto etc.).
Molti poi, come già detto, ignorano che la maggior parte della carta per libri proviene da foreste gestite in modo sostenibile e che proprio l’industria editoriale ha implementato politiche di riciclo e certificazione (FSC e PEFC), ma queste informazioni purtroppo non sono sempre ben divulgate. Al contrario, stereotipi insensati come “un libro = un albero abbattuto” persistono nella propaganda e nella percezione collettiva.
In genere si può rilevare una diffusa ignoranza sull’impatto degli altri prodotti cartacei come imballaggi, tovaglioli, e carta igienica, forse perché sono talmente onnipresenti da risultare spesso “invisibili”. Si evita di riflettere su quanto il loro consumo massiccio contribuisca molto di più alla deforestazione e abbia in genere un impatto ecologico molto più rilevante.
Del resto i lettori di libri sono generalmente considerati una nicchia facilmente individuabile, e spesso percepiti come un’élite culturale. Criticare i libri è anche un modo per colpire simbolicamente chi li consuma, attribuendo loro responsabilità sproporzionate.
È evidente dunque che i libri cartacei non sono affatto i principali responsabili della deforestazione e, se prodotti in modo sostenibile, rappresentano una scelta culturale e ambientale valida. E che la demonizzazione del libro deriva più da pregiudizi e semplificazioni che da dati reali. Piuttosto che attaccare un prodotto che ha un impatto ambientale piuttosto contenuto e un valore culturale immenso, dovremmo concentrarci su cambiamenti più significativi: ridurre gli sprechi, migliorare il riciclo e promuovere una produzione sostenibile a tutti i livelli. Il dibattito dovrebbe spostarsi dalla demonizzazione dei libri verso un dialogo più informato e costruttivo sulla sostenibilità globale. Il libro, in fondo, è un alleato della mente e, se ben gestito, anche del pianeta.
[1] La carta viene utilizzata in un’ampia varietà di prodotti, oltre ai libri. Ecco alcuni esempi (ma sono anche molti altri i prodotti cartacei).
Materiali di imballaggio:
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Cartoni: scatole per spedizioni e confezioni alimentari.
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Sacchetti: per la spesa, alimentari o usi promozionali.
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Carta da imballo: per avvolgere oggetti o proteggere prodotti durante il trasporto.
Prodotti per ufficio:
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Quaderni e agende
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Blocchi per appunti e post-it
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Carta per stampanti
Uso personale e igienico:
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Carta igienica
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Fazzoletti e tovaglioli di carta
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Asciugamani di carta
Prodotti di uso quotidiano:
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Etichette
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Carta da regalo
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Biglietti d’auguri e inviti
Materiali artistici e decorativi:
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Carta da disegno
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Carta da origami
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Carta da parati
Settore alimentare:
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Carta forno
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Carta oleata: per avvolgere cibi come formaggi e salumi.
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Cartoncini per alimenti: contenitori di latte, succhi, ecc.
Settore industriale e tecnico:
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Carta abrasiva (carta vetrata).
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Carta fotografica e per stampa professionale.
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Filtri di carta: per caffè o laboratori chimici.
Valori e documenti:
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Banconote
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Documenti ufficiali: bollette, passaporti, certificati, assegni, valori bollati.