La vita in diretta è la morte di un autore, ché qualcuno deve pur scriverli quei testi abominevoli: telenovele a base di sentimenti, giocare sulla pelle delle persone, dispensando musica, lacrime e abbracci. Ed eccoci qui anche oggi tra figli dispersi e madri abbandonate, santoni che soggiogano povere menti abbindolate, abbracci disperati, angosciosi lamenti. Verrebbe da piangere anche a me davanti a questo spettacolo impietoso che guardo con un occhio solo mentre provo a leggere L’assassinio del commendatore, ma mia madre non vuol spegnere quel fastidioso sottofondo, preferisce sprofondare tra il dolore in diretta e la morte annunciata. La mia tristezza è solo per gli autori – meglio la banca, mio Dio, meglio la banca! – che magari vorrebbero fare gli scrittori e son costretti a scrivere certe sceneggiature, persino a inventare quando la realtà non è abbastanza tragica.
Ecco il melenso presentatore che s’indigna, finge dolore e compassione a caccia di audience per le sue vite che si sgretolano in diretta. Pare un barboncino, il triste imbonitore che intervista e lancia collegamenti in diretta verso la tristezza. Tito Stagno del dolore che fa partire un razzo verso il cuore e lo perfora tra lacrime e rancore; lacrima movie del Duemila dove ogni giorno muoiono bambini, scompaiono ragazzi, si uccidono ragazzine. E il nostro barboncino, tutto sdegno, sconforto e preoccupazione, si getta a capofitto nel marasma, scava a mani nude, ti consegna il dolore, te lo fa palpare. Sorrisi melliflui, lacrime finte, cercando sguardi tristi, allampanati, per fare ascolti con lacrime vere di chi cade nella trappola di questa televisione a base di dolore.
E nel finale il sangue di San Gennaro si scioglie in pettegolezzi da rotocalco anni Duemila, la sola stampa che si vende ancora, continuando la meraviglia di quel che siamo diventati, cercando di capire il perché di quel che ci è accaduto. Non eravamo così, almeno non ricordo, ma ci sta che sia tutto un triste dipanarsi di realtà secondo meccanismi consueti, forse solo ricordando il passato restano cose da salvare. Lo spero proprio.