Il romanzo non è morto: lo prova Hugh Grant

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Nel luglio del 1995, il mondo occidentale fu scosso da una notizia che fece il giro dei tabloid: l’attore britannico Hugh Grant, allora fidanzato con la modella e attrice Elizabeth Hurley, venne arrestato a Los Angeles per aver avuto un rapporto sessuale orale con una prostituta, Estella Marie Thompson, nota come Divine Brown. La cosa provocò molto scandalo e decretò quasi la fine della carriera del bell’attore, considerato sessuomane, tant’è che un giornalista statunitense gli domandò: “Adesso andrà da uno psicoterapeuta?”, e Grant gli rispose: “No. In Inghilterra leggiamo romanzi”.

Questa risposta, che suonò come una provocazione e una difesa della cultura letteraria britannica, nascondeva in realtà una verità profonda: il romanzo, come forma d’arte e di espressione, non è mai morto, né lo sarà mai. È infatti il genere letterario per eccellenza, capace di raccontare la vita, le emozioni, i sogni, le paure degli esseri umani, in tutte le loro sfumature e complessità, e con tutte le loro contraddizioni.

Il romanzo è lo specchio della società, ma anche il motore del cambiamento, il luogo dove si sperimentano nuove idee, nuovi linguaggi, nuove visioni del mondo. Inoltre è il genere letterario più amato e letto dal pubblico, che trova nei libri una fonte sia di piacere, di evasione, sia di riflessione e crescita personale. E attraverso il romanzo si può creare un legame empatico e duraturo tra lettore e libro, un legame che va oltre le mode e le tendenze.

Il romanzo è testimone della storia, ma anche precursore del futuro, veicolo di valori, di messaggi, speranze, critiche e proposte. Non a caso ha resistito a tutte le sfide che gli si sono presentate nel corso del tempo: la censura, la concorrenza di altri media, la crisi del mercato editoriale, la trasformazione dei gusti e delle abitudini dei lettori. Ha saputo adattarsi, innovarsi, diversificarsi senza perdere la propria forza. Ha dato vita a sottogeneri, correnti, scuole, movimenti che hanno arricchito il panorama letterario e culturale. Ha generato capolavori, classici che si leggono ancora adesso e che hanno segnato epoche e generazioni.

Il romanzo, contrariamente a quanto da decenni annunciano certe cassandre, è vivo e vegeto, e continua a offrire al mondo la sua inestimabile bellezza. È uno dei doni più prezioso dell’umanità, perché non è puritano né perbenista: è semplicemente il diario dell’umanità. E Hugh Grant, con la sua risposta, ha dimostrato di saperlo bene.

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Heiko H. Caimi, classe 1968, è scrittore, sceneggiatore, poeta e docente di scrittura narrativa. Ha collaborato come autore con gli editori Mondadori, Tranchida, Abrigliasciolta e altri. Ha insegnato presso la libreria Egea dell’Università Bocconi di Milano e diverse altre scuole, biblioteche e associazioni in Italia e in Svizzera. Dal 2013 è direttore editoriale della rivista di letterature Inkroci. È tra i fondatori e gli organizzatori della rassegna letteraria itinerante Libri in Movimento. ha collaborato con il notiziario "InPrimis" tenendo la rubrica "Pagine in un minuto" e con il blog della scrittrice Barbara Garlaschelli "Sdiario". Ha pubblicato il romanzo "I predestinati" (Prospero, 2019) e ha curato le antologie di racconti "Oltre il confine. Storie di migrazione" (Prospero, 2019), "Anch'io. Storie di donne al limite" (Prospero, 2021), "Ci sedemmo dalla parte del torto" (con Viviana E. Gabrini, Prospero, 2022), "Niente per cui uccidere" (con Viviana E. Gabrini, Calibano, 2024) e "Trasformazioni. Storie dal pianeta che cambia (con Giovanni Peli, Calibano, 2025). Svariati suoi racconti sono presenti in antologie, riviste e nel web.

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