Scrivere significa, in qualche modo, creare ponti tra mondi, tra persone, tra emozioni che sembrano distanti ma che, a ben vedere, si somigliano tutte. Fino al sole, fino alla luna non è solo una storia, ma un mosaico di sentimenti, di legami, di frammenti di vita che s’intrecciano e si sciolgono come in una danza.
Marisa Mazzini ci conduce per mano attraverso un racconto che oscilla tra l’infanzia e l’età adulta, tra il bisogno di appartenere e il desiderio di affermarsi. La protagonista si muove tra due mondi apparentemente inconciliabili: la famiglia d’origine e quella che si trova a costruire, ovvero le certezze del passato e le scoperte del presente. Ogni personaggio che incontra, ogni relazione che vive aggiunge un tassello alla sua crescita, in un percorso che mescola ironia e profondità.
La costruzione della trama è solida ed efficace: il racconto si dipana con un ritmo che alterna momenti di riflessione interiore a dialoghi brillanti e taglienti, mantenendo sempre alta la nostra attenzione. La narrazione si muove con naturalezza tra passato e presente, creando un senso di continuità che ci avvicina ai personaggi e alle loro emozioni. Non ci sono forzature, solo una sincera rappresentazione della complessità dei legami umani, delle dinamiche familiari e delle piccole e grandi scelte che definiscono una vita.
Ma c’è un aspetto, forse il più prezioso, che questo libro porta con sé: la capacità di farci sentire meno soli. Perché tra queste righe ci si scopre, ci si riconosce, ci si consola. E se c’è un dono che la letteratura può offrire, è proprio questo: ricordarci che siamo tutti, in qualche misura, parte della stessa storia.
Marisa Mazzini ci accompagna in un viaggio fortemente emotivo, e sa rendere le sue parole un rifugio, uno specchio e, soprattutto, un ponte. A chi si avvicinerà a questo libro auguro di portarne con sé la luce, fino al sole, fino alla luna.