Quando la poesia sa essere vita
Abito, abitare: assonanze che ci riportano al senso ultimo delle poesie di Alessia Bronico. La felicità si può indossare, come le vesti e le vestigia d’amore, di eros, di aleatorietà che percorrono i versi dell’autrice abruzzese; e si può anche abitare ed esserne abitati, come essenza stessa del nostro essere e sentire. Quella esplorata in queste pagine, abitata da una figura maschile allo stesso tempo presente ed elusivo, si manifesta a scampoli, ora donati e ora negati, e sa svestirsi in una carnale sensualità. Da preamboli di felicità assoluta ci si ritrova a sfogliare, sfogliati a propria volta, altre felicità, fino alla morte nelle scarpe: una morte in cammino, inesausta eppure compiuta. Infine l’autrice si consegna, nuda ma vestita di luce, al lettore abbagliato.
Alessia Bronico sa declinare la felicità in policromia, brava a cogliere l’essenza e l’essenziale. I suoi versi sono moderni ma radicati nella tradizione che, compresa a fondo, irradia le strofe di immagini che esplodono lasciandoci una sensazione di pienezza e di vigore. L’attenzione al particolare, al significante che si fa significato, è espressa in una costruzione a volte ellittica che sa riempire di senso anche gli oggetti più quotidiani, a partire da quelli che indossiamo. Colpiscono la grazia e la compostezza di una scrittura che mai deborda ma si concentra, mai mite né conciliante, sul peso del gesto, mostrando una personalità forte che si staglia contro il vento; grazie anche ad immagini forti che s’imprimono nella memoria e sulla pelle.