Georges Simenon – Il fidanzamento del signor Hire

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Una storia struggente

 

Sin dalle prime pagine Georges Simenon ci regala ritratti intensi di attori e comparse: la portinaia  perseguitata dall’indigenza e dalle sue stesse paure, l’annoiato funzionario di polizia, la serva del fornaio, Alice, sensuale e volgare al contempo, e infine il signor Hire, vittima sacrificale di un delirio collettivo. La vicenda prende le mosse dal misterioso ed efferato omicidio di una prostituta. È il signor Hire il colpevole? L’uomo pingue, dall’apparenza inoffensiva e inquietante al tempo stesso, ci viene raccontato nelle pieghe delle sue abitudini, delle sue manie, delle sue perversioni. L’occhio di Georges Simenon lo accompagna, come una telecamera, nei bistrot e nei bordelli, in ufficio e nella camera ammobiliata da dove, al buio, contempla non visto la nudità impudica della giovane dirimpettaia.

Il romanzo si presta a più chiavi di lettura e, scritto nel 1933, si tinge dei caratteri funesti di una profezia, perché il signor Hire discende da una progenie di reietti: a pagina novanta ci viene svelato che è figlio di un ebreo russo e di una grassa armena gialla come una mela cotogna.

La scrittura, fredda e distaccata nei primi capitoli, si fa, pagina dopo pagina, sempre più partecipe ed immersa nell’interiorità nei personaggi; da narratore consumato Simenon tiene avvinto il lettore  in un crescendo di tensione che culmina nell’epilogo inesorabile, ma non per questo meno sconvolgente.

Personaggi indimenticabili. Impietoso ritratto di un’umanità alla ricerca del capro espiatorio. Un capolavoro.