Le pretese di un best-seller
Poveri in canna, i fratelli Florio lasciano la Calabria per fare fortuna a Palermo, fiorente città di traffici commerciali. Arriveranno ad essere una delle famiglie più ricche e potenti di Sicilia, ma sempre con l’indelebile marchio di stranieri.
Saga familiare ambientata tra il 1799 e il 1868, I leoni di Sicilia descrive personaggi maschili talmente ambiziosi, affamati di potere e vogliosi di riscatto da risultare alla lunga un po’ noiosi. Un po’ più complessi quelli femminili: Giuseppina, la matriarca, è una tipica donna di quell’epoca, rinunciataria e obbediente ai dettami famigliari; Giulia, prima amante e poi moglie di Ignazio, è invece talmente emancipata da apparire poco credibile per il tempo in cui si svolge la vicenda.
La nota originale è la narrazione al tempo presente, come se l’autrice fosse in presa diretta sui luoghi del romanzo.
Premiato dal pubblico con un gran numero di copie vendute, non è però altro che una lettura d’evasione, e l’evidente lavoro di ricerca storica non è sufficiente a renderla incisiva. Viene il sospetto che il finale tronco possa preludere a un seguito già progettato a tavolino.
Quasi sufficiente, almeno per una lettura evasiva e senza pretese.