Philip Zimbardo – L’effetto Lucifero

0
985

Lo psicologo Philip Zimbardo esplora uno dei lati più oscuri della natura umana: come persone ordinarie possano trasformarsi, in determinate circostanze, in agenti del male. Zimbardo, famoso per l’esperimento carcerario di Stanford del 1971[1], mette a nudo le dinamiche di potere, autorità e conformismo che portano individui apparentemente normali a compiere atti terribili.
Il saggio si muove tra l’analisi di casi reali, come le torture di Abu Ghraib, e riflessioni profonde su cosa significhi essere “cattivi”. La tesi centrale è che il male non nasce da anomalie individuali, ma da un ambiente sociale tossico che piega le persone a ruoli e comportamenti distruttivi. Zimbardo ci invita a riflettere sull’importanza delle circostanze e dei contesti, senza sminuire la responsabilità individuale.
Un’opera inquietante ma fondamentale per comprendere il potenziale oscuro insito in ciascuno di noi.


[1] Uno studio psicologico progettato per esplorare il comportamento umano in contesti di potere e prigionia. L’idea di base era osservare come persone comuni si comportassero quando assegnate a ruoli di potere (guardie) o di sottomissione (prigionieri) in un ambiente carcerario simulato. L’esperimento dimostrò quanto velocemente le persone potessero trasformarsi in carnefici o vittime a seconda del ruolo sociale loro assegnato e dell’ambiente in cui erano inserite. Zimbardo concluse che il comportamento umano può essere fortemente influenzato dalle circostanze e dalle dinamiche di potere, dimostrando come anche individui “normali” possano compiere atti disumani in situazioni oppressive.

Lascia un commento

Scrivi un commento
Per favore inserisci qui il tuo nome

inserisci CAPTCHA *