Dalla torre d’avorio di Gracq
Presuntuoso come pochi, Julien Gracq descrive un ménage a trois, spesso sublimato dal mondo simbolico, senza scrivere mai un solo dialogo (ma connotando i dialoghi dei personaggi e lasciandoli intuire al lettore) in un gioco sottile ma che mostra presto la corda, soprattutto perché lo scrittore sembra guardarci dall’alto e infliggerci la sua narrativa pretestuosa e sterile come se fosse un privilegio addentrarsi nei meandri della sua mente. Incantevoli alcune descrizioni, ma i filosofeggiamenti fini a se stessi, inseriti in un tardo-romanticismo di maniera, lasciano sospesi i personaggi, alla mercé dell’irrealtà cui sono legate le loro vicende e l’irresolutezza compiaciuta dell’autore. Il classico esempio della torre d’avorio.