Una lettura che non lascia il segno
Una storia semplice, fin troppo, che narra la rivalsa di una figlia sulla madre che la opprime. Parallelo a “Lady Jane” della Austen, ristampato nella stessa collana e nello stesso mese dai tipi della Newton Compton, sembra costituirne un corollario, inferiore sia per stile che per contenuti. Infatti quella della Némirovsky è una scrittura scorrevole ma poco incisiva, che scivola sugli eventi come una carrellata cinematografica, senza mai soffermarsi sui particolari. Scrittura senz’altro moderna, il che spiega il grande successo dell’autrice tra i nostri contemporanei, ma vuota e priva di spessore. Un libro carino, da giorno, poco significativo nonostante l’intrigante vicenda narrata, resa insipida dalla narrazione piatta e poco fantasiosa. E il fatto che l’autrice sia morta ad Auschwitz non rende migliore il suo testo.
Discutibile l’idea di dedicare un terzo del volume alla lunga ed enfatica introduzione di Maria Nadotti.