George Eliot – Il mulino sulla Floss

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Maggie Tulliver vive all’ombra dell’amato fratello Tom, insieme al quale cerca di riscattare il mulino che appartenne alla sua famiglia e che il padre ha perso a causa di investimenti sbagliati. Pur di rimanere accanto al fratello ed esaudire così gli intendimenti paterni, Maggie rinuncia al grande amore per il figlio del “nemico” che comprò il mulino, condannandosi a una vita di abnegazione con un tragico finale.
Maggie è la tipica eroina bella e buona alla quale va la simpatia dell’autrice, pronta all’obbedienza fino al sacrificio; ma, raccontando la sua vicenda dolorosa, l’autrice non vuole tanto presentare un modello da ammirare, quanto un’esistenza infelice da compatire: descrivendo e analizzando con lucidità la mentalità piccolo-borghese dei protagonisti, George Eliot suggerisce che chi non la condivide si ritrova poi privato della sua stessa ragione d’essere.

La prosa è chiara, essenziale, severa e controllata: esprime una drammaticità dolente senza scadere mai nel sentimentalismo né nell’eccessiva amarezza, e non esita a muovere critiche attraverso i commenti che inserisce nella narrazione, senza moralismi. Il mulino sulla Floss è un classico e anche uno dei miei romanzi preferiti: una storia tragica e intensa, che prende acutamente in esame la società della campagna inglese nel secolo XIX e ne rivela le chiusure mentali e l’ipocrisia.

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