Fedro – Favole

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Tristi bestiari latini

Ispirandosi a Esopo, Fedro narra versificando apologhi di animali parlanti, facilmente riferibili all’esperienza umana. Rispetto alla serenità del classico modello greco, l’autore, schiavo in gioventù, poi liberto di Augusto, e sul finire della vita vittima di Seiano, conferisce alle sue favole una coloritura autobiografica, dolente e piena di amarezza, che dà loro un tono più moderno e, diremo quasi, a noi più vicino.

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Un altro uomo invisibile che galleggia in mezzo al mare del nulla, è arduo definirlo sia per tratti somatici che per età. Campa la vita lavorando, di contraggenio, in uno dei templi assoluti della brescianità e, ciò nonostante, ne prende ispirazione per le cose che scrive. Espulso da tutti i circoli cui si è aggregato, gli amici lo chiamano “Wikipedia” a causa dei discorsi incomprensibili e della pronunzia, che confonde in un unico suono le erre, le elle, le vu, le pi, le bi, le esse e le effe. Sostiene di essere pacifista, ma si vanta di aver redatto, molto tempo fa, alcuni testi rivoluzionari per un ex-guerrigliero irascibile e avarissimo, ora convertitosi al libero mercato.

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