Eraldo Baldini e Alessandro Fabbri – Quell’estate di sangue e di luna

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Luglio 1969. L’Italia si prepara a seguire in diretta lo sbarco sulla Luna. Mentre il mondo sembra catapultato nella modernità, a Lancimago, paesino della Pianura Padana, il raccolto è in pericolo, e tutto lascia pensare che un’ombra antica sia scesa sui campi, pretendendo un tributo di sangue.

Paradigma del passaggio e del cambiamento, qui rappresentato dall’epico sbarco spaziale, Quell’estate di sangue e di luna prende a modello alcuni classici del genere, primo tra tutti lo Stephen King di Stagioni Diverse, adattandolo sorprendentemente bene al contesto della provincia rurale italiana, evocata con precisione attraverso immagini familiari come le paludi nebbiose, i cascinali abbandonati lungo la provinciale, le stradine polverose e assolate, le distese di campi di grano nell’afa estiva.

Gli autori sono abili a suscitare inquietudine dopo aver calato il lettore nell’ambientazione contadina, così rassicurante, dove tutti si conoscono e ognuno sembra avere il proprio ruolo, e dove sembra difficile immaginare l’orrore: proprio nell’effetto sorpresa risiede lo spunto più interessante del libro, che risulta avvincente e accattivante.
Meno convincente la resa dei personaggi, forse un po’ stereotipati, ma la narrazione mantiene un buon ritmo e non scade mai nel sentimentale, anche nelle pagine più delicate, invero originali e coinvolgenti.

Per chi cerchi qualche brivido e una lettura leggera ma ben scritta.

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