Una divertente commedia all’italiana a episodi, genere ormai scomparso dal nostro cinema, che pesca da pochade e farsa molti motivi caratteristici, spruzzandoli di elementi sexy e spunti di critica sociale.
Marco Aleandri – pseudonimo del siciliano Vittorio Sindoni (Capo d’Orlando, 1939) – è regista di due episodi su quattro (La visita di controllo, Prete per forza), ma c’è da scommettere che abbia messo lo zampino anche nei segmenti firmati da Caruso e Bramieri (Sedotto e violentato, Arriva la sceicco). Tra l’altro è autore del sequel Ridendo e scherzando (1978), in cinque episodi, interpretato da un cast simile e con identiche intenzioni comiche.
Il film comincia con Sedotto e violentato, dove Pino Caruso mette in farsa un capolavoro come Sedotta e abbandonata (già ci avevano pensato Franco & Ciccio con Sedotti e bidonati), ambientando in un paesino siculo la storia di un sacrestano violentato da tre turiste nordiche. Va da sé che nessuno crede alla ricostruzione dell’uomo, timorato di Dio e molto attivo in Chiesa, al punto che viene obbligato con la forza a confessare un’inesistente violenza carnale. Il sacrestano, per reazione, diventerà sponsor vivente del cinema porno. Bravissimo Pino Caruso nella caratterizzazione del timido sacrestano, non da meno Luciano Salce brigadiere e Leo Gullotta nei panni di un gay. Il regista ironizza sui costumi siculi, sulla mascolinità, sulla moda dei film erotici e sul cinema dei nudi facili. Si tratta dell’episodio più cinematografico, girato con il maggior numero di esterni.
Gino Bramieri con Arriva lo sceicco mette in farsa la guerra del petrolio, finendo per compiacere un ricco emiro per farsi firmare un contratto di concessione petrolifera. Lo sceicco fa il comodo suo con serva e figlia, ci prova con la moglie, gira scalzo per casa, rutta al tavolino, obbliga tutti a seguire le sue tradizioni, infine viene cacciato a pedate perché in televisione passa la notizia di una rivoluzione militare nel suo piccolo emirato. Purtroppo non è così… Segmento girato sul lago di Como, anche se le poche sequenze iniziali sono la sola concessione al cinema di una storia molto teatrale. Ricordiamo la presenza dell’avatiana Roberta Paladini, ventunenne, che in seguito ha trovato la sua strada nel doppiaggio. Marilda Donà è un’abile cameriera. Gino Bramieri mattatore assoluto, anche se al cinema non è efficace come a teatro.
Il terzo episodio, interpretato da un grandissimo Luciano Salce e da una bellissima Orchidea De Santis (La visita di controllo), è la più classica delle pochade, con un rappresentante di deodoranti scambiato per il marito dal medico di controllo e con il consorte che torna dalla caccia e trova nel suo letto il piazzista. Difficile credere alla verità…
L’ultimo episodio (Prete per forza) è il più complesso come costruzione di sceneggiatura, ma sempre di pochade si tratta, con scambi di persona, equivoci, figli illegittimi e scambi di coppia. Tutto nasce da un Walter Chiari figurante De Paolis (le sequenze iniziali si svolgono proprio negli studi) in abiti da prete scambiato per un sacerdote che raccoglie le confessioni di una viziosa famiglia aristocratica. Sarà lui a farne le spese, ma in galera scoprirà il vero padre. Walter Chiari è inarrestabile; da citare anche la bellissima Anna Maria Rizzoli, che conferisce un tocco sexy, una giovanissima Marisa Laurito, la classe di Macha Méryl e tutta l’ironia di Fiorenzo Fiorentini come cardinale vizioso.
Un film a episodi privo di punti morti, sceneggiato benissimo da Aleandri, Caruso, Chiari e De Chiara, dotato di buon ritmo e interpretato da attori che rispettano i tempi comici. Un esempio di cinema puro, senza implicazioni intellettuali, una pellicola popolare ispirata alla pochade di Feydeau come non se ne girano più, almeno in Italia. Da notare che alcuni attori di successo come Caruso, Bramieri e Chiari per la prima volta vengono indicati come registi di loro stessi, pure se la mano di Aleandri/Sindoni – esperto di teatro e di cinema comico – si sente in ogni episodio.
Da recuperare.